
Quando sentiamo parlare di “Conclave”, pensiamo subito a un momento importante e un po’ segreto nella vita della Chiesa Cattolica: la riunione speciale in cui i cardinali si ritrovano per scegliere un nuovo Papa.
Questa parola, “conclave”, suona quasi misteriosa, come se nascondesse qualcosa. E in effetti, la sua storia è affascinante e piena di colpi di scena.
Questo articolo vuole fare luce sul significato di questa parola e raccontare la storia incredibile che c’è dietro.
È una storia che ci porta indietro nel tempo, in una città italiana chiamata Viterbo, dove un gruppo di cardinali fu letteralmente chiuso a chiave, costretto a vivere in condizioni difficili e ad aspettare per un tempo lunghissimo prima di riuscire a prendere una decisione.
Capire da dove viene la parola “conclave” ci aiuta a capire meglio come la Chiesa Cattolica sceglie la sua guida più importante, il Papa, un processo che si è evoluto nel corso di molti secoli.
Contenuto
- 1 “Cum Clave”: Cosa Significa Davvero “Conclave”?
- 2 Viterbo 1268: L’Elezione Infinita che Diede il Nome al Conclave
- 3 Perché si dice conclave? Da Viterbo Nascono le Regole: La “Ubi Periculum”
- 4 Il Conclave Cambia nei Secoli
- 5 Perché si dice conclave e come funziona oggi
- 6 Conclusione: “Conclave”, una Parola Carica di Storia
“Cum Clave”: Cosa Significa Davvero “Conclave”?
Le Radici Latine: Chiusi “con la Chiave”
Per capire cosa significa “conclave”, dobbiamo fare un piccolo viaggio nella lingua latina, l’antica lingua da cui deriva l’italiano. La parola “conclave” viene proprio da due parole latine: “cum”, che significa “con”, e “clave”, che significa “chiave”. Quindi, messe insieme, “cum clave” vuol dire letteralmente “(chiuso) con la chiave” o “sotto chiave”.
È importante sottolineare che non si tratta solo di un modo di dire. Questa espressione si riferisce a un evento storico reale, un momento in cui delle persone, i cardinali incaricati di eleggere il Papa, furono davvero rinchiuse in una stanza, con le porte sbarrate a chiave. Come vedremo, questa misura estrema fu presa per un motivo ben preciso.
Oltre il Significato: La Necessità di Essere Chiusi
Ma perché divenne così importante essere “chiusi con la chiave”? La ragione principale era proteggere l’elezione del Papa da influenze esterne. Nei secoli passati, potenti famiglie nobili romane o re e imperatori cercavano spesso di intromettersi nella scelta del nuovo Papa, per assicurarsi che venisse eletto qualcuno a loro favorevole. Chiudere i cardinali “sotto chiave” serviva a garantire che potessero decidere in segreto e liberamente, senza pressioni o minacce dall’esterno.
Inoltre, c’era un altro motivo pratico: velocizzare l’elezione. A volte, i cardinali impiegavano tantissimo tempo per mettersi d’accordo, lasciando la Chiesa senza una guida per mesi o addirittura anni. Rinchiuderli, magari in condizioni non proprio comode, era un modo per spingerli a prendere una decisione più in fretta.
L’idea di isolare gli elettori del Papa non nacque improvvisamente a Viterbo. Già in altre occasioni, come a Perugia nel 1216 o a Roma nel 1241, i cardinali erano stati costretti a rimanere chiusi in un luogo fino all’elezione. Tuttavia, fu l’incredibile vicenda di Viterbo, tra il 1268 e il 1271, a legare per sempre il nome “conclave” a questa pratica e a portare alla creazione di regole ufficiali. Comprendere questa necessità di isolamento e rapidità fornisce il contesto essenziale per apprezzare la drammaticità e l’importanza storica dell’elezione di Viterbo.
Viterbo 1268: L’Elezione Infinita che Diede il Nome al Conclave
Un Papa da Eleggere, Ma Nessun Accordo
Immaginiamo di trovarci a Viterbo, una bella città del Lazio, nell’anno 1268. Il Papa di allora, Clemente IV, è appena morto. Come da tradizione, i cardinali, che erano i più alti prelati della Chiesa, si riuniscono per scegliere il suo successore. In quel periodo, Viterbo era spesso scelta come residenza dai Papi, quindi i cardinali si ritrovano lì. All’inizio, sono circa 19 o 20.
Il problema è che i giorni passano, diventano settimane, poi mesi, poi addirittura anni… e i cardinali non riescono a mettersi d’accordo. Per eleggere un Papa serviva, e serve ancora oggi, una maggioranza speciale: i due terzi dei voti. Ma nessun candidato riesce a ottenere abbastanza consensi. Questa situazione di stallo si trascina per un tempo incredibile: quasi tre anni, per un totale di 1006 giorni!. È passata alla storia come l’elezione papale più lunga di sempre.
Cardinali Divisi, Città Esasperata
Ma perché i cardinali non riuscivano a decidere? Erano profondamente divisi. C’erano diverse fazioni, gruppi contrapposti che litigavano tra loro. Alcune divisioni erano politiche: c’era chi appoggiava il Re di Francia e la sua famiglia (gli Angiò), formando la cosiddetta Pars Caroli, e chi invece sosteneva gli interessi dell’Imperatore tedesco, la Pars Imperii. Oltre a questo, c’erano anche rivalità personali e tra famiglie potenti. Con tutte queste liti, era quasi impossibile trovare un nome che mettesse d’accordo i due terzi dei cardinali.
Mentre i cardinali discutevano senza fine, la gente di Viterbo diventava sempre più impaziente e arrabbiata. Avere la Chiesa senza Papa per così tanto tempo (un periodo chiamato “Sede Vacante”) creava problemi non solo religiosi, ma anche politici ed economici. Inoltre, i cardinali e il loro seguito vivevano a spese della città, mangiando e bevendo mentre l’elezione non arrivava mai. La frustrazione cresceva ogni giorno di più.
Perché si dice conclave e l’Idea Drastica: Chiudiamoli Dentro! (Il Ruolo di Raniero Gatti)
A un certo punto, la pazienza dei viterbesi finì. A guidare la protesta fu un personaggio importante della città, il Capitano del Popolo, chiamato Raniero Gatti. Il Capitano del Popolo era una figura che rappresentava gli interessi dei cittadini comuni. Raniero Gatti, appartenente a una famiglia influente che aveva contribuito anche alla costruzione del Palazzo Papale di Viterbo , interpretò l’esasperazione generale.
Intorno al giugno del 1270, Raniero Gatti, insieme a un altro magistrato cittadino, il Podestà Alberto di Montebuono , decise che era ora di agire in modo drastico. Diedero ordine di chiudere le porte della città e costrinsero i cardinali a entrare tutti insieme nella grande sala del Palazzo dei Papi. Una volta dentro, le porte furono chiuse a chiave: i cardinali erano clausi cum clave, “chiusi con la chiave”.
Fu detto loro chiaramente che non sarebbero usciti finché non avessero eletto il nuovo Papa. I cardinali protestarono, lanciarono persino scomuniche (una punizione religiosa molto grave) contro i funzionari della città, ma non servì a nulla. L’intervento delle autorità civiche rappresentò una notevole affermazione del potere locale di fronte allo stallo della Chiesa, motivata dalle conseguenze pratiche che l’indecisione dei cardinali stava avendo sulla città.
Misure Estreme: Senza Tetto e con Poco Cibo
Ma nemmeno essere rinchiusi bastò a far decidere i cardinali. Le discussioni e le votazioni continuavano senza risultato. Allora, Raniero Gatti e i viterbesi presero misure ancora più dure, quasi incredibili.
Prima di tutto, ridussero drasticamente le razioni di cibo fornite ai cardinali. Alcuni racconti dicono che furono messi a pane e acqua, anche se probabilmente la riduzione fu graduale. Poi, fecero qualcosa di ancora più clamoroso: ordinarono di scoperchiare una parte del tetto della sala dove i cardinali erano riuniti!. Immaginiamo la scena: i cardinali costretti a vivere e a discutere esposti alle intemperie, al sole cocente d’estate e alla pioggia. Si racconta che dovettero montare delle tende all’interno della sala per ripararsi , e sembra che i buchi usati per fissare queste tende siano ancora visibili oggi sul pavimento della Sala del Conclave nel Palazzo dei Papi di Viterbo.
È possibile che questa situazione estrema, con il tetto scoperchiato e la reclusione nella sola sala principale, sia durata solo per alcune settimane. Forse dopo un po’ fu permesso ai cardinali di usare anche altre stanze del palazzo, pur rimanendo sempre chiusi dentro. Ma la pressione e il disagio erano enormi. Alcuni cardinali si ammalarono gravemente, come Enrico da Susa, che chiese e ottenne il permesso di uscire per curarsi. Altri morirono durante questa lunghissima e difficile prigionia.
Finalmente un Papa: Gregorio X
Alla fine, stremati da quasi tre anni di discussioni inutili e dalle condizioni durissime imposte dai viterbesi, i cardinali cedettero. Visto che non riuscivano a raggiungere direttamente un accordo sui due terzi, decisero di usare un metodo speciale chiamato “compromesso” (compromissum). Scelsero un piccolo gruppo di sei cardinali e diedero loro il potere di eleggere il Papa al posto di tutti gli altri.
Questa commissione ristretta impiegò pochissimo tempo. Il 1° settembre 1271, scelse come nuovo Papa un uomo di nome Tedaldo Visconti. La cosa curiosa è che Tedaldo Visconti non era nemmeno cardinale, e non era neanche prete!. In quel momento si trovava lontano, in Terra Santa, partecipando a una Crociata. Dovettero mandare a chiamarlo. Quando arrivò a Viterbo, fu prima ordinato sacerdote, poi vescovo, e infine incoronato Papa con il nome di Gregorio X nel marzo 1272.
È interessante notare che tra quei cardinali rinchiusi a Viterbo per quasi tre anni, ce n’erano ben quattro che in seguito sarebbero diventati Papi a loro volta. La lunga e drammatica elezione di Viterbo non solo diede il nome al “conclave”, ma segnò profondamente la storia della Chiesa.
Perché si dice conclave? Da Viterbo Nascono le Regole: La “Ubi Periculum”
Mai Più un’Attesa Così Lunga: Le Norme di Gregorio X
Papa Gregorio X, colui che era stato eletto alla fine della lunghissima e travagliata vicenda di Viterbo, sapeva bene cosa significasse una Sede Vacante così prolungata. Anche se non aveva vissuto direttamente la prigionia (essendo arrivato solo dopo l’elezione), era ben consapevole dei problemi e dei rischi che una situazione del genere comportava per la Chiesa. Era determinato a fare in modo che un’attesa così snervante e dannosa non si ripetesse mai più.
Così, nel 1274, durante un’importante riunione della Chiesa chiamata Concilio di Lione II, Papa Gregorio X emanò un documento ufficiale con delle regole precise per l’elezione dei Papi futuri. Questo documento è conosciuto con il suo titolo latino: Costituzione Apostolica Ubi Periculum, che significa “Dove c’è pericolo”. Il titolo stesso fa capire l’intenzione: stabilire norme severe per affrontare la situazione “pericolosa” di una Chiesa senza guida. Con la Ubi Periculum, la pratica del “conclave”, nata in modo quasi spontaneo e forzato a Viterbo, diventava ufficialmente la procedura regolamentata per eleggere il Papa.
Perché si dice conclave e le Regole Base: Isolamento, Tempi e Cibo Contato
Le regole stabilite da Gregorio X nella Ubi Periculum riprendevano in gran parte le misure drastiche che erano state applicate a Viterbo, ma le rendevano più ordinate e precise. Ecco le principali, spiegate in modo semplice:
- Dove riunirsi: I cardinali dovevano ritrovarsi dieci giorni dopo la morte del Papa, nello stesso palazzo dove il Papa era deceduto. Questo per evitare perdite di tempo.
- Isolamento totale: Una volta riuniti, dovevano rimanere tutti insieme in una sala comune (o comunque in un’area ben definita), completamente isolati dal mondo esterno. Le porte dovevano essere chiuse a chiave (ecco di nuovo il cum clave!) e nessuno poteva entrare o uscire, se non per motivi gravissimi. Era assolutamente vietato mandare o ricevere lettere o messaggi: chi violava questa regola rischiava la scomunica.
- Pochi aiutanti: Ogni cardinale poteva portare con sé solo un servitore (chiamato “conclavista”), al massimo due in caso di reale necessità. Questo per limitare il numero di persone all’interno e mantenere meglio il segreto.
- Cibo ridotto: Se l’elezione si fosse protratta troppo a lungo, erano previste delle restrizioni alimentari progressive, proprio come avevano fatto i viterbesi. Dopo tre giorni senza elezione, i cardinali avrebbero ricevuto un solo piatto per pasto (pranzo e cena). Se fossero passati altri cinque giorni (quindi otto giorni in totale) senza un risultato, avrebbero ricevuto solo pane, vino e acqua fino all’elezione del nuovo Papa. L’obiettivo era chiaro: mettere fretta ai cardinali.
- Chi fa rispettare le regole: La responsabilità di assicurare che queste norme fossero seguite (chiudere le porte, controllare il cibo, ecc.) era affidata ai governanti e ai funzionari della città dove si svolgeva il conclave.
- Pressione economica: Un’altra misura per accelerare i tempi era di tipo economico: durante il periodo del conclave, i cardinali non avrebbero ricevuto le loro normali entrate economiche dalla Chiesa. Questi soldi sarebbero stati messi da parte per il nuovo Papa.
Queste regole, nate direttamente dall’esperienza traumatica di Viterbo, mostrano un chiaro legame tra l’evento storico e la legge della Chiesa che ne seguì, trasformando misure eccezionali in una procedura standard.
Regole Scritte, Tolte e Rimesse
Potrebbe sembrare che, una volta scritte queste regole così severe, il problema delle elezioni lunghe fosse risolto per sempre. Invece, la storia ci riserva una piccola sorpresa. Queste norme, specialmente quelle sulla reclusione stretta e sul cibo ridotto, non piacquero molto ad alcuni cardinali, che le trovavano troppo dure.
Infatti, poco dopo la morte di Gregorio X, le regole della Ubi Periculum ebbero vita breve. Papa Adriano V, che fu eletto nel luglio 1276 ma regnò solo per 39 giorni, le sospese quasi subito. Il suo successore, Papa Giovanni XXI (l’unico Papa portoghese della storia, eletto nel settembre 1276), le cancellò addirittura del tutto con un documento chiamato Licet felicis recordationis.
Evidentemente, però, senza queste regole severe, i problemi delle elezioni che si trascinavano per troppo tempo tornarono a farsi sentire. Per questo motivo, non molti anni dopo, nel 1294, Papa Celestino V decise di rimettere in vigore quasi tutte le norme della Ubi Periculum. Poco dopo, Papa Bonifacio VIII le inserì ufficialmente nel Codice di Diritto Canonico, la raccolta delle leggi della Chiesa, nel 1298. Questo continuo tira e molla dimostra quanto fosse difficile trovare un equilibrio tra la necessità di un’elezione rapida ed efficiente e il desiderio dei cardinali di mantenere una certa autonomia e comodità. Alla fine, però, l’esperienza aveva dimostrato che le regole severe, ispirate dalla vicenda di Viterbo, erano necessarie.
Il Conclave Cambia nei Secoli
Le regole fondamentali stabilite da Gregorio X con la Ubi Periculum hanno rappresentato la base del conclave per molti secoli. Tuttavia, nel corso del tempo, la procedura ha subito diverse modifiche e aggiustamenti, adattandosi ai cambiamenti storici e alle necessità della Chiesa. Vediamo alcune delle tappe più importanti di questa evoluzione.
Chi Vota? Solo i Cardinali
All’inizio della storia della Chiesa, il Vescovo di Roma (cioè il Papa) veniva scelto in modi diversi: a volte indicato dal predecessore, altre volte eletto dal clero (i preti e i diaconi) e dal popolo di Roma, spesso con l’influenza o l’approvazione degli imperatori. Era una situazione che poteva creare confusione e conflitti.
Un passo fondamentale avvenne nel 1059, quando Papa Niccolò II stabilì che l’elezione fosse riservata principalmente a un gruppo ristretto di alti prelati, i cardinali vescovi (che erano i vescovi delle diocesi più vicine a Roma). Questa decisione mirava a ridurre le interferenze esterne, in particolare quelle dell’Imperatore e delle potenti famiglie romane. Successivamente, nel 1179, Papa Alessandro III, durante il Concilio Lateranense III, estese il diritto di voto a tutti i cardinali (non solo i cardinali vescovi, ma anche i cardinali preti e i cardinali diaconi), stabilendo che tutti loro insieme formassero il collegio elettorale. Da allora, sono sempre stati i cardinali, riuniti in conclave, ad avere il compito esclusivo di eleggere il Papa.
Quanti Voti Servono? La Regola dei Due Terzi
Nello stesso Concilio del 1179, Papa Alessandro III introdusse un’altra regola importantissima che è rimasta valida per secoli: per essere eletto Papa, un candidato doveva ottenere la maggioranza dei due terzi dei voti dei cardinali presenti. Questa regola fu pensata per assicurare che il nuovo Papa avesse un consenso molto ampio all’interno del collegio cardinalizio, evitando elezioni contestate.
Questa maggioranza qualificata dei due terzi è rimasta la norma fino ai giorni nostri. Ci sono state solo brevi parentesi in cui si è tentato di modificarla. Ad esempio, Papa Giovanni Paolo II, nella sua costituzione Universi Dominici Gregis del 1996, aveva previsto che dopo un certo numero di votazioni senza esito (circa 33-34), si potesse passare all’elezione con la maggioranza assoluta (metà più uno dei voti) o a un ballottaggio tra i due candidati più votati. Tuttavia, Papa Benedetto XVI, nel 2007 e poi nel 2013 con il documento Normas Nonnullas, ha ripristinato la regola tradizionale, stabilendo che per l’elezione del Papa è sempre necessaria la maggioranza dei due terzi dei voti, anche in caso di ballottaggio.
Dove si Vota? Dalle Sale Papali alla Cappella Sistina
Come abbiamo visto, la Ubi Periculum stabiliva che il conclave si tenesse nel palazzo dove era morto il Papa precedente. Questo significava che i conclavi potevano svolgersi in diverse città, a seconda di dove si trovava il Papa al momento della morte. Oltre a Viterbo, ci sono stati conclavi a Roma, Perugia, Arezzo, Napoli, Lione, Avignone e in altre località.
Con il passare del tempo, e soprattutto dopo che i Papi tornarono stabilmente a Roma dalla cosiddetta “cattività avignonese” nel XIV secolo, la sede del conclave si concentrò sempre più nella Città del Vaticano. A partire dalla fine del XV secolo (il conclave del 1492 che elesse Papa Alessandro VI si tenne lì ), e in modo definitivo dal 1878, il luogo designato per le votazioni è diventata la Cappella Sistina. Questo luogo, famoso in tutto il mondo per gli affreschi di Michelangelo, è diventato il simbolo stesso del conclave, un ambiente solenne che dovrebbe favorire la preghiera e la riflessione dei cardinali elettori.
Regole Più Moderne: Età, Numero e Tecnologia
Il XX e XXI secolo hanno visto ulteriori aggiornamenti alle regole del conclave, per adattarle ai tempi moderni.
- Limiti di età e numero: Papa Paolo VI, negli anni ’70, introdusse due novità importanti. Stabilì che solo i cardinali che non avessero ancora compiuto 80 anni di età al momento dell’inizio della Sede Vacante potessero partecipare all’elezione. Fissò anche un numero massimo di cardinali elettori, fissandolo a 120. Anche se a volte questo limite è stato leggermente superato dai Papi successivi nella creazione di nuovi cardinali, rimane la cifra di riferimento.
- Modalità di voto e alloggio: Papa Giovanni Paolo II, con la già citata costituzione Universi Dominici Gregis del 1996 , confermò i limiti di età e numero. Abolì formalmente due antichi metodi di elezione che non venivano usati da secoli: l’elezione per acclamationem seu inspirationem (quando i cardinali acclamavano all’unanimità un candidato senza una votazione formale) e l’elezione per compromissum (come quella usata a Viterbo, delegando la scelta a un piccolo gruppo). Da allora, l’unico metodo valido è l’elezione per scrutinium, cioè tramite votazione segreta su scheda. Un’altra importante novità introdotta da Giovanni Paolo II fu la decisione di alloggiare i cardinali elettori non più in celle improvvisate e scomode all’interno del Palazzo Apostolico (come avveniva in passato, suscitando lamentele ), ma nella Domus Sanctae Marthae, una moderna residenza costruita appositamente all’interno della Città del Vaticano, per garantire maggiore comfort e sicurezza.
- Segretezza e flessibilità: Papa Benedetto XVI, con i suoi interventi (in particolare il Motu Proprio Normas Nonnullas del 2013 ), ha ulteriormente affinato le regole. Oltre a ripristinare la maggioranza dei due terzi come unica valida, ha introdotto una maggiore flessibilità sui tempi di inizio del conclave: pur mantenendo la norma dei 15 giorni di attesa dopo l’inizio della Sede Vacante, ha concesso al Collegio dei Cardinali la facoltà di anticipare l’inizio se tutti gli elettori sono già presenti a Roma. Ha inoltre rafforzato le norme sulla segretezza, specificando che i cardinali non devono essere avvicinati da nessuno durante i loro spostamenti tra la Domus Sanctae Marthae e la Cappella Sistina, e prevedendo la scomunica automatica (latae sententiae) per chiunque violi il segreto del conclave.
- Tecnologia e sicurezza: Nell’era moderna, la garanzia della segretezza e dell’isolamento ha richiesto anche l’uso della tecnologia. Prima dell’inizio del conclave, la Cappella Sistina e le aree circostanti vengono accuratamente controllate con una bonifica microspie per escludere la presenza di microfoni, telecamere spia o qualsiasi dispositivo elettronico di registrazione o trasmissione. Durante il conclave, vengono probabilmente utilizzati sistemi jammer per disturbare eventuali segnali di telefoni cellulari o altri mezzi di comunicazione con l’esterno, assicurando così che i cardinali rimangano davvero “cum clave”, isolati dal mondo.
Questa continua evoluzione delle regole mostra come la Chiesa abbia cercato, nel corso dei secoli, di bilanciare diverse esigenze: la necessità di un’elezione rapida e sicura, la garanzia della libertà degli elettori da pressioni esterne, il mantenimento della segretezza, e anche le esigenze pratiche e di comfort dei cardinali. Ogni modifica è stata spesso una risposta a problemi o abusi verificatisi in passato, dimostrando un processo di adattamento continuo alle circostanze storiche.
Per riassumere visivamente questa evoluzione, ecco una tabella che evidenzia i cambiamenti principali:
Tabella: Evoluzione delle Regole del Conclave
Periodo/Papa | Elettori | Maggioranza Richiesta | Luogo Principale | Metodi di Voto | Note Chiave |
---|---|---|---|---|---|
Primi Secoli | Clero/Popolo Romano +/- Imperatore | N/A | Roma | Acclamazione? | Controllo esterno variabile |
Niccolò II (1059) | Cardinali Vescovi (poi clero/popolo) | Assenso | Roma? | Elezione ristretta | Limitazione ruolo imperiale |
Alessandro III (1179) | Tutti i Cardinali | 2/3 | Roma? | Scrutinio? | Estensione elettorato, regola 2/3 |
Gregorio X (1274 – Ubi P.) | Tutti i Cardinali | 2/3 | Palazzo morte Papa | Scrutinio | Clausura, cibo ridotto, 1 servo, regole formali |
Pio X (1904) | Tutti i Cardinali | 2/3 | Vaticano (Sistina) | Scrutinio | Abolizione veto (ius exclusivae) |
Paolo VI (1970/75) | Cardinali < 80 anni (max 120) | 2/3 (poi opzione magg. assoluta/ballottaggio) | Vaticano (Sistina) | Solo Scrutinio | Limite età/numero |
Giovanni Paolo II (1996 – UDG) | Cardinali < 80 (max 120) | 2/3 (poi opzione magg. assoluta) | Vaticano (Sistina / Domus SM) | Solo Scrutinio | Domus S.M., abolizione acclamazione/compromesso |
Benedetto XVI (2007/13) | Cardinali < 80 (max 120) | Sempre 2/3 | Vaticano (Sistina / Domus SM) | Solo Scrutinio | Ritorno a 2/3 sempre, segretezza rafforzata |
Perché si dice conclave e come funziona oggi
Anche se le regole si sono evolute, il conclave moderno conserva ancora molti degli elementi tradizionali, in particolare l’idea fondamentale dell’isolamento e della segretezza. Vediamo, in modo semplice, come si svolge oggi l’elezione del Papa, seguendo le norme attuali (principalmente la Universi Dominici Gregis con le modifiche di Benedetto XVI).
L’Inizio Solenne: “Extra Omnes!”
Tutto inizia dopo la morte o la rinuncia del Papa. Dopo un periodo di lutto e preparazione (circa 15-20 giorni), i cardinali elettori, cioè quelli con meno di 80 anni e in numero non superiore a circa 120, si riuniscono a Roma.
Il giorno stabilito per l’inizio del conclave, i cardinali partecipano al mattino a una messa speciale nella Basilica di San Pietro, chiamata Messa Pro Eligendo Romano Pontifice (Messa per l’elezione del Romano Pontefice). Nel pomeriggio, si riuniscono in una cappella del Palazzo Apostolico (la Cappella Paolina) e da lì, cantando inni sacri come il Veni Creator Spiritus (per invocare lo Spirito Santo), si recano in processione solenne verso la Cappella Sistina, che sarà il luogo delle votazioni.
Una volta entrati nella Cappella Sistina, tutti i cardinali elettori prestano un giuramento solenne. Giurano di osservare le regole del conclave, di mantenere il segreto assoluto su tutto ciò che accadrà lì dentro, e di agire per il bene della Chiesa. Dopo che tutti hanno giurato, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie pronuncia la famosa frase in latino: “Extra omnes!”, che significa “Fuori tutti!”. A questo punto, tutte le persone che non sono cardinali elettori (assistenti, cerimonieri, ecc.) devono lasciare la Cappella Sistina. Le porte vengono chiuse dall’interno e dall’esterno, e i cardinali rimangono soli, isolati dal mondo. Il conclave, nel senso più letterale di “chiuso a chiave”, è iniziato.
Voti Segreti e Fumo dal Comignolo
Da questo momento in poi, la vita dei cardinali si svolge tra la residenza della Domus Sanctae Marthae, dove alloggiano, e la Cappella Sistina, dove si recano per le votazioni. Durante questi spostamenti, è vietato a chiunque avvicinarli o parlare con loro.
Le votazioni (chiamate “scrutini”) si svolgono secondo un ritmo preciso: di solito, una votazione il primo pomeriggio, e poi, nei giorni successivi, due votazioni al mattino e due al pomeriggio, fino a un massimo di quattro al giorno.
Ogni cardinale riceve una scheda rettangolare su cui è scritta la frase latina Eligo in Summum Pontificem (“Eleggo a Sommo Pontefice”). Sotto questa scritta, deve scrivere, cercando di non rendere riconoscibile la propria calligrafia, il nome del cardinale che desidera eleggere Papa. Poi, piega la scheda, si avvicina all’altare della Cappella Sistina dove si trova un’urna speciale, pronuncia un giuramento (“Chiamo a testimone Cristo Signore… che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto” ) e depone la scheda nell’urna.
Dopo che tutti i cardinali hanno votato, tre cardinali scelti a sorte (gli “scrutatori”) aprono le schede una a una, leggono il nome scritto e contano i voti ottenuti da ciascun candidato. Per essere eletto Papa, un candidato deve ottenere la maggioranza dei due terzi dei voti dei cardinali presenti.
Alla fine di ogni sessione di voto (di solito dopo due scrutini, a metà mattina e a fine pomeriggio), le schede e gli eventuali appunti dei cardinali vengono bruciati in una speciale stufa installata nella Cappella Sistina. Il fumo prodotto da questa bruciatura esce da un comignolo sul tetto del Vaticano ed è l’unico segnale che arriva al mondo esterno sull’esito della votazione. Per rendere il segnale chiaro, si usano sostanze chimiche:
- Fumata nera (fumata nera): Se nessun candidato ha raggiunto i due terzi dei voti, le schede vengono bruciate insieme a sostanze che producono un fumo scuro. Significa: “Non abbiamo ancora un Papa”.
- Fumata bianca (fumata bianca): Se invece un candidato ha ottenuto la maggioranza richiesta, le schede vengono bruciate da sole o con sostanze che producono un fumo bianco brillante. Significa: “Abbiamo un Papa!”. A volte, per maggiore sicurezza, il suono delle campane della Basilica di San Pietro accompagna la fumata bianca per confermare la notizia.
Questo sistema delle fumate, semplice ma potentissimo, collega l’interno segreto del conclave con l’esterno, comunicando in modo universale l’esito del processo elettorale.
L’Annuncio al Mondo: “Habemus Papam”
Quando finalmente esce la fumata bianca, l’attesa del mondo è finita, ma dentro la Cappella Sistina ci sono ancora alcuni passaggi importanti. Il Cardinale Decano (il cardinale più anziano per nomina) si avvicina al cardinale che è stato eletto e gli chiede a nome di tutto il Collegio: “Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?” (“Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?”). Se l’eletto accetta (come quasi sempre accade), diventa Papa in quel preciso istante.
Subito dopo, gli viene chiesto: “Quo nomine vis vocari?” (“Con quale nome vuoi essere chiamato?”). L’eletto annuncia il nome pontificale che ha scelto. La tradizione di cambiare nome risale a molti secoli fa (il primo fu Papa Giovanni II nel 533, che si chiamava Mercurio, un nome pagano ), e ricorda il cambiamento di nome di Simone in Pietro da parte di Gesù.
A questo punto, il nuovo Papa viene accompagnato in una piccola stanza adiacente alla Cappella Sistina, chiamata “Stanza delle Lacrime” (forse per l’emozione del momento). Lì, indossa per la prima volta gli abiti papali bianchi. Di solito, vengono preparati tre abiti di diverse taglie (piccola, media, grande) per adattarsi alla corporatura del nuovo eletto.
Dopo la vestizione, il nuovo Papa torna nella Cappella Sistina, dove riceve l’omaggio e la promessa di obbedienza da parte di tutti i cardinali elettori. Si canta un inno di ringraziamento, il Te Deum, e il conclave è ufficialmente terminato.
Ma il mondo fuori ancora non sa chi è stato eletto. L’annuncio ufficiale avviene poco dopo. Il Cardinale Protodiacono (il cardinale diacono più anziano) si affaccia alla loggia centrale della Basilica di San Pietro e proclama alla folla riunita in piazza e al mondo intero la celebre formula: “Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam!” (“Vi annuncio una grande gioia: Abbiamo il Papa!”). Segue il nome di battesimo del cardinale eletto e il nome pontificale che ha scelto.
Infine, il nuovo Papa esce sulla loggia, rivolge le sue prime parole ai fedeli e impartisce la sua prima benedizione solenne, chiamata “Urbi et Orbi” (“Alla Città e al Mondo”).
Conclusione: “Conclave”, una Parola Carica di Storia
Siamo partiti da una domanda semplice: “Perché si dice conclave?”. Abbiamo scoperto che questa parola deriva dal latino “cum clave”, che significa “con la chiave” o “sotto chiave”. Ma, cosa più importante, abbiamo visto che questo significato non è solo simbolico, ma nasce da un evento storico reale e drammatico: la lunghissima elezione papale di Viterbo, avvenuta quasi 800 anni fa, tra il 1268 e il 1271.
In quell’occasione, i cittadini esasperati rinchiusero letteralmente i cardinali nel Palazzo Papale, arrivando a scoperchiare il tetto e a ridurre loro il cibo per costringerli a scegliere un nuovo Papa dopo quasi tre anni di attesa. Quell’esperienza traumatica portò il Papa eletto alla fine di quella vicenda, Gregorio X, a stabilire delle regole precise per le future elezioni, formalizzando la pratica della clausura nella costituzione Ubi Periculum.
Da allora, le regole del conclave si sono evolute, adattandosi ai tempi, con modifiche riguardanti chi può votare, dove si vota, come si vota e le misure per garantire la segretezza. Tuttavia, il cuore del conclave moderno conserva ancora l’eredità di Viterbo: l’isolamento dal mondo esterno (“cum clave”), la segretezza delle votazioni e un processo strutturato volto a raggiungere una decisione.
La parola “conclave”, quindi, non è solo un termine tecnico per descrivere l’elezione del Papa. È una parola carica di storia, che ci ricorda un momento cruciale in cui la necessità di dare una guida alla Chiesa portò a misure estreme, trasformando per sempre il modo in cui viene scelto il successore di Pietro. Racchiude in sé secoli di tradizione, di fede, di politica, di tensioni e di adattamenti, ricordandoci che anche le istituzioni più antiche hanno storie affascinanti da raccontare, spesso nascoste dietro una semplice parola.