
Roma, 19 settembre 2024 – Via libera definitivo della Santa Santa alla devozione e all’esperienza spirituale legate a Medjugorje. Ma nessun pronunciamento ufficiale sulla soprannaturalità delle presunte apparizioni della Madonna che sei ragazzi del villaggio bosniaco hanno raccontato di aver visto nel giugno 1981 e che alcuni di questi asseriscono di continuare ad incontrare a cadenze regolari. Su tale aspetto, il più controverso dell’intera vicenda, il giudizio resta sospeso: solo il Papa nel caso potrà sciogliere le riserve. È la conseguenza diretta delle nuove norme sui miracoli, pubblicate a maggio dal Dicastero per la dottrina della fede, che distinguono chiaramente la valutazione sui frutti spirituali di una esperienza mistica dalla più impegnativa dichiarazione su un’eventuale carattere soprannaturale del fenomeno.
Il nulla osta della Santa Sede ai pellegrinaggi nel santuario meta negli anni di milioni di pellegrini avviene con la nota Regina della Pace, firmata dall’Ex Sant’Uffizio. Il documento, ponendo fine a una logorante attesa, contrassegnata dalla dialettica accesa fra devoti di Medjugorje e negazionisti – giunta sino alle alte sfere della Gerarchia cattolica – riconosce la bontà della devozione. Lo proverebbero le conversioni, il ritorno ai sacramenti, la ricostruzione di matrimoni in crisi di tante persone giunte al santuario francescano. Complessivamente positivo anche il giudizio sul contenuto dei tantissimi messaggi attribuiti alla Vergine.Tuttavia il dicastero guidato dal cardinale Victor Fernandez non ha esitato a correggere alcuni testi problematici e talune interpretazioni più che altro connesse all’influenza soggettiva dei veggenti. In particolare, le critiche riguardano “alcuni, pochi“ messaggi dal tenore apocalittico nei quali la Vergine palesa irritazione per il non adempimento di certe sue indicazioni e minaccia punizioni.
Quanto ai veggenti,al centro in passato di accuse su attività lucrative relative a Medjugorje, sin dalle prime righe del documento il Dicastero per la dottrina della fede chiarisce di non voler esprimere alcun giudizio morale sugli ex giovani. Anzi, precisa che i doni spirituali “non esigono necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte“. Dunque, nessuna stigmatizzazione di atteggiamenti narcisistici, menzogneri o mitomani.
La separazione della valutazione sulla devozione da quella sui presunti miracoli non va considerato un inedito. Già nel libro-intervista Rapporto sulla fede, risalente al 1985, Joseph Ratzinger, interpellato dal giornalista Vittorio Messori riguardo a Medjugorje, rispose “Uno dei nostri criteri è separare l’aspetto della vera e presunta soprannaturalità dell’apparizione da quello dei suoi frutti spirituali“. Nel 2010, una volta divenuto Papa con il nome di Benedetto XVI, il teologo tedesco istituì una commissione di studio su Medjugorje, retta dal cardinale Camillo Ruini. Questa, applicando proprio il criterio valutativo di Ratzinger, si pronunciò in maniera favorevole sul fenomeno. Più cauto Francesco, anche se, pur contestando l’idea di una Madonna “postina”, alludendo polemicamente alla puntualità certosina di talune apparizioni mariane ad alcuni veggenti, si è sempre ben guardato dall’esprimere una netta bocciatura sulla devozione in terra slava.
Il Dicastero per la dottrina della fede riconosce i frutti sprituali (conversioni, ritorno alla fede e rilancio dei sacramenti) derivanti dall’esperienza mistica nel villaggio bosniaco. Corretti alcuni messaggi attribuiti alla Vergine
Roma, 19 settembre 2024 – Via libera definitivo della Santa Santa alla devozione e all’esperienza spirituale legate a Medjugorje. Ma nessun pronunciamento ufficiale sulla soprannaturalità delle presunte apparizioni della Madonna che sei ragazzi del villaggio bosniaco hanno raccontato di aver visto nel giugno 1981 e che alcuni di questi asseriscono di continuare ad incontrare a cadenze regolari. Su tale aspetto, il più controverso dell’intera vicenda, il giudizio resta sospeso: solo il Papa nel caso potrà sciogliere le riserve. È la conseguenza diretta delle nuove norme sui miracoli, pubblicate a maggio dal Dicastero per la dottrina della fede, che distinguono chiaramente la valutazione sui frutti spirituali di una esperienza mistica dalla più impegnativa dichiarazione su un’eventuale carattere soprannaturale del fenomeno.
Il nulla osta della Santa Sede ai pellegrinaggi nel santuario meta negli anni di milioni di pellegrini avviene con la nota Regina della Pace, firmata dall’Ex Sant’Uffizio. Il documento, ponendo fine a una logorante attesa, contrassegnata dalla dialettica accesa fra devoti di Medjugorje e negazionisti – giunta sino alle alte sfere della Gerarchia cattolica – riconosce la bontà della devozione. Lo proverebbero le conversioni, il ritorno ai sacramenti, la ricostruzione di matrimoni in crisi di tante persone giunte al santuario francescano. Complessivamente positivo anche il giudizio sul contenuto dei tantissimi messaggi attribuiti alla Vergine.Tuttavia il dicastero guidato dal cardinale Victor Fernandez non ha esitato a correggere alcuni testi problematici e talune interpretazioni più che altro connesse all’influenza soggettiva dei veggenti. In particolare, le critiche riguardano “alcuni, pochi“ messaggi dal tenore apocalittico nei quali la Vergine palesa irritazione per il non adempimento di certe sue indicazioni e minaccia punizioni.
Quanto ai veggenti,al centro in passato di accuse su attività lucrative relative a Medjugorje, sin dalle prime righe del documento il Dicastero per la dottrina della fede chiarisce di non voler esprimere alcun giudizio morale sugli ex giovani. Anzi, precisa che i doni spirituali “non esigono necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte“. Dunque, nessuna stigmatizzazione di atteggiamenti narcisistici, menzogneri o mitomani.
La separazione della valutazione sulla devozione da quella sui presunti miracoli non va considerato un inedito. Già nel libro-intervista Rapporto sulla fede, risalente al 1985, Joseph Ratzinger, interpellato dal giornalista Vittorio Messori riguardo a Medjugorje, rispose “Uno dei nostri criteri è separare l’aspetto della vera e presunta soprannaturalità dell’apparizione da quello dei suoi frutti spirituali“. Nel 2010, una volta divenuto Papa con il nome di Benedetto XVI, il teologo tedesco istituì una commissione di studio su Medjugorje, retta dal cardinale Camillo Ruini. Questa, applicando proprio il criterio valutativo di Ratzinger, si pronunciò in maniera favorevole sul fenomeno. Più cauto Francesco, anche se, pur contestando l’idea di una Madonna “postina”, alludendo polemicamente alla puntualità certosina di talune apparizioni mariane ad alcuni veggenti, si è sempre ben guardato dall’esprimere una netta bocciatura sulla devozione in terra slava.