Gli astronomi ci dicono con precisione che oggi, 21 giugno, alle ore 16:58 italiane ci sarà il Solstizio d’estate, che decreta dal punto di vista astronomico l’inizio della stagione estiva nell’emisfero boreale.
In questo il momento, infatti, il Sole raggiungerà il punto più alto del suo moto apparente rispetto all’orizzonte decretando il giorno più lungo dell’anno.
Oltre a celebrazioni di tipo religioso, alle feste tradizionali e alle implicazioni astrologiche, la conoscenza dello scorrere delle stagioni è essenziale in agricoltura per organizzare la semina dei terreni e tutte le altre pratiche correlate.
Come facevano gli antichi a misurare il cambiare delle stagioni?
Lo ha raccontato al pubblico la conferenza sul tema “Le pietre perforate di Arcivocalotto e gli indicatori solstiziali in Sicilia” tenutasi presso l’Aula Tindara Ignazzitto del Complesso Monumentale S. Antonino – Università di Palermo.
Un’ingegnosa soluzione per valutare la posizione del Sole la si trova nel foro sulla roccia di monte Arcivocalotto, un megalite, sul cui spessore è stato ricavato artificialmente un ampio foro di circa 2 m di diametro, un passaggio per la luce solare all’arrivo dell’estate e dell’inverno. La Valle dello Jato è stato un territorio favorevole all’insediamento umano per la presenza della sorgente d’acqua fornita dal fiume che l’attraversa per buona parte. Questa zona costituisce un sito ricco di interesse, in particolare, per gli appassionati di archeologia, con i suoi resti risalenti a diverse epoche storiche, ma anche per gli amanti dell’astronomia.
A partire dalla prima metà del III millennio a.C., l’adozione di tecniche di produzione agricola più sofisticate dovette permettere lo sfruttamento di terreni di estensioni maggiori, con la conseguente colonizzazione di aree precedentemente deserte. Se si considera l’importanza che l’agricoltura rivestiva per queste popolazioni si capisce la necessità di tenere conto dello scorrere delle stagioni.
In Sicilia, la maggior parte degli indicatori solstiziali presenta fori di grandi dimensioni, probabilmente perché i fenomeni astronomici dovevano essere osservati da lontano, magari anche da gruppi umani numerosi. E in effetti la roccia e il grande foro al suo centro sono visibili anche da alcuni chilometri di distanza. Per ottenere questi risultati, il luogo dove aprire il foro nella roccia dovette essere scelto con estrema cura, con l’altezza e l’inclinazione esatta per intercettare il sorgere del sole, un punto di riferimento fisso, definito da uno dei solstizi, da cui iniziare il conto dei giorni dell’anno.
Si può presumere che ogni comunità preistorica in Sicilia avesse un suo proprio “calendario”. In Sicilia sembra esserci un numero veramente stupefacente di siti, sparsi per tutta l’isola, dove gli abitanti preistorici adattarono emergenze naturali del paesaggio per celebrare e annodare il legame fra il cielo e la terra su cui essi vivevano.
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L’articolo La pietra sostiziale di Arcivocalotto sembra essere il primo su La Rivista della Natura.
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