
Non aveva fatto un plissé quando il suo partito aveva sostenuto Luciano D’Amico, il candidato del centrosinistra tutto unito alle Regionali in Abruzzo. Né aveva mosso un muscolo quando con piroette circensi lo stesso suo partito, quaranta giorni dopo, aveva deciso di correre per Vito Bardi, presidente uscente e candidato del centrodestra tutto unito alle Regionali in Basilicata. Ora che invece Enrico Costa – suo compagno di mille battaglie – ha tracciato il solco allora anche Mariastella Gelmini ha deciso di spingere il maniglione antipanico e abbandonare Azione per riacclimatarsi nel confortevole e più familiare centrodestra. L’ex ministra, che fino a oggi è stata vicesegretaria cioè numero 2 del suo minipartito, ha comunicato la decisione a Carlo Calenda e come movente della partecipazione allo stillicidio del partitino mette a verbale “la decisione di entrare nel campo largo” nelle “tre Regioni che andranno al voto in autunno”, cioè Emilia-Romagna, Umbria e Liguria. La decisione dell’ex ministra era nell’aria da giorni. In un primo momento il suo nome era stato accostato a Fratelli d’Italia, così come quello di Mara Carfagna, un’altra ex berlusconiana di lungo corso. Entrambe avevano smentito, quasi seccate nel tono. Ora – qualche giorno dopo – Gelmini prende la porta e se ne va, al momento nel gruppo misto e forse un giorno dentro Noi Moderati, un altro partito in formato mignon guidato in questo caso da Maurizio Lupi. Oltre a Gelmini e Carfagna a sentirsi improvvisamente a disagio è anche Giusy Versace, un’altra ex parlamentare di Forza Italia che rimase folgorata sulla via di Calenda nel momento in cui i berlusconiani decisero di togliere la fiducia al governo Draghi nell’estate del 2022.
Gelmini parla di un confronto “sereno e leale” con Calenda (“La stima e la gratitudine nei suoi confronti restano immutati) ma non condivide le scelte politiche “significativamente diverse” da quelle originarie. In particolare “entrare nel campo largo in un’alleanza che comprende il Movimento 5 Stelle e la sinistra di Bonelli e Fratoianni“. Secondo l’ex ministra la decisione di correre in Liguria a sostegno di Andrea Orlando è “la premessa per uno spostamento di Azione verso il centrosinistra e per la costruzione di un’alleanza politica ‘contro’, cui non intendo partecipare”.
Con l’uscita di Gelmini dal sottogruppo di Azione all’interno del Misto del Senato gli iscritti al partito liberaldemocratico restano solo lo stesso Carlo Calenda insieme a Marco Lombardo e (per ora) Versace.
L’articolo Azione e la mareggiata di parlamentari verso il centrodestra: se ne va anche Gelmini. “Non posso stare con M5s, Fratoianni e Bonelli” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Non aveva fatto un plissé quando il suo partito aveva sostenuto Luciano D’Amico, il candidato del centrosinistra tutto unito alle Regionali in Abruzzo. Né aveva mosso un muscolo quando con piroette circensi lo stesso suo partito, quaranta giorni dopo, aveva deciso di correre per Vito Bardi, presidente uscente e candidato del centrodestra tutto unito alle
L’articolo Azione e la mareggiata di parlamentari verso il centrodestra: se ne va anche Gelmini. “Non posso stare con M5s, Fratoianni e Bonelli” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Non aveva fatto un plissé quando il suo partito aveva sostenuto Luciano D’Amico, il candidato del centrosinistra tutto unito alle Regionali in Abruzzo. Né aveva mosso un muscolo quando con piroette circensi lo stesso suo partito, quaranta giorni dopo, aveva deciso di correre per Vito Bardi, presidente uscente e candidato del centrodestra tutto unito alle Regionali in Basilicata. Ora che invece Enrico Costa – suo compagno di mille battaglie – ha tracciato il solco allora anche Mariastella Gelmini ha deciso di spingere il maniglione antipanico e abbandonare Azione per riacclimatarsi nel confortevole e più familiare centrodestra. L’ex ministra, che fino a oggi è stata vicesegretaria cioè numero 2 del suo minipartito, ha comunicato la decisione a Carlo Calenda e come movente della partecipazione allo stillicidio del partitino mette a verbale “la decisione di entrare nel campo largo” nelle “tre Regioni che andranno al voto in autunno”, cioè Emilia-Romagna, Umbria e Liguria. La decisione dell’ex ministra era nell’aria da giorni. In un primo momento il suo nome era stato accostato a Fratelli d’Italia, così come quello di Mara Carfagna, un’altra ex berlusconiana di lungo corso. Entrambe avevano smentito, quasi seccate nel tono. Ora – qualche giorno dopo – Gelmini prende la porta e se ne va, al momento nel gruppo misto e forse un giorno dentro Noi Moderati, un altro partito in formato mignon guidato in questo caso da Maurizio Lupi. Oltre a Gelmini e Carfagna a sentirsi improvvisamente a disagio è anche Giusy Versace, un’altra ex parlamentare di Forza Italia che rimase folgorata sulla via di Calenda nel momento in cui i berlusconiani decisero di togliere la fiducia al governo Draghi nell’estate del 2022.
Gelmini parla di un confronto “sereno e leale” con Calenda (“La stima e la gratitudine nei suoi confronti restano immutati) ma non condivide le scelte politiche “significativamente diverse” da quelle originarie. In particolare “entrare nel campo largo in un’alleanza che comprende il Movimento 5 Stelle e la sinistra di Bonelli e Fratoianni“. Secondo l’ex ministra la decisione di correre in Liguria a sostegno di Andrea Orlando è “la premessa per uno spostamento di Azione verso il centrosinistra e per la costruzione di un’alleanza politica ‘contro’, cui non intendo partecipare”.
Con l’uscita di Gelmini dal sottogruppo di Azione all’interno del Misto del Senato gli iscritti al partito liberaldemocratico restano solo lo stesso Carlo Calenda insieme a Marco Lombardo e (per ora) Versace.
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