27 Luglio 2024

Potremo un giorno riprodurci nello Spazio?

Potremo un giorno, noi umani, riprodurci nello Spazio? A rilanciare l’azzardata questione è un esperimento dell’agenzia spaziale giapponese (Japan Aerospace Space Agency – JAXA) condotto nel 2021 sulla ISS, e di recente pubblicato sulla rivista iScience. Per la prima volta, infatti, alcuni embrioni di topo sono stati lasciati crescere per pochi giorni sulla Stazione Spaziale Internazionale, per testare gli effetti della microgravità sul loro normale sviluppo. I risultati sono stati incoraggianti.. Embrioni nello spazio. Teruhiko Wakayama, biologo molecolare dell’Università di Yamanashi, Giappone, ha estratto alcuni embrioni formati solo di due cellule da femmine di topo da poco rimaste incinte, li ha congelati e li ha spediti sulla ISS nell’agosto 2021, a bordo di una navicella Dragon di SpaceX.
Gli embrioni si trovavano in speciali contenitori che hanno permesso all’equipaggio della ISS di scongelarli e lasciarli sviluppare per quattro giorni – il tempo massimo che embrioni di topo in questa fase possono trascorrere fuori dall’utero. Gli astronauti li hanno quindi irrorati con sostanze chimiche conservanti e rispediti sulla Terra a bordo di un’altra nave cargo.. Nessuna anomalia. Una volta recuperati gli embrioni, gli scienziati giapponesi hanno cercato di capire se radiazioni o microgravità ne avessero ostacolato lo sviluppo. Fortunatamente non sono stati rilevati danni al DNA: nel poco tempo trascorso a bordo, gli embrioni non sembrano aver accumulato radiazioni sufficienti a danneggiarli.
Nonostante la microgravità, hanno raggiunto comunque lo stadio di blastocisti, quello in cui iniziano a differenziarsi nei due gruppi di cellule che formeranno le basi del feto e della placenta. Una scoperta non da poco, perché finora si pensava che la microgravità riprodotta sulla ISS potesse ostacolare questa tappa dello sviluppo strutturale.. Davvero necessario? Il prossimo passo sarà impiantare blastocisti “coltivate” sulla ISS in femmine di topo, per capire se la gravidanza possa proseguire in modo fisiologico, e se questi embrioni possano evolvere in topolini sani. Per quanto importante, neanche questo passaggio sarebbe comunque sufficiente per dimostrare la possibilità – e la convenienza – di riprodursi nello Spazio.
Benché generare figli sani nello Spazio non sia teoricamente impossibile, le condizioni di vita sulla ISS sono molto diverse da quelle assai più proibitive che dovremmo sopportare in colonie lunari o marziane. Il sesso nello Spazio sarebbe già di per sé un’impresa (per approfondire), e parto e gravidanza esporrebbero madri e bambini a condizioni critiche, e ancora poco esplorate, di sopravvivenza e sviluppo..

 Per la prima volta embrioni di topo sono stati fatti crescere per qualche giorno sulla ISS. La microgravità non sembra averli danneggiati. Potremo un giorno, noi umani, riprodurci nello Spazio? A rilanciare l’azzardata questione è un esperimento dell’agenzia spaziale giapponese (Japan Aerospace Space Agency – JAXA) condotto nel 2021 sulla ISS, e di recente pubblicato sulla rivista iScience. Per la prima volta, infatti, alcuni embrioni di topo sono stati lasciati crescere per pochi giorni sulla Stazione Spaziale Internazionale, per testare gli effetti della microgravità sul loro normale sviluppo. I risultati sono stati incoraggianti.. Embrioni nello spazio. Teruhiko Wakayama, biologo molecolare dell’Università di Yamanashi, Giappone, ha estratto alcuni embrioni formati solo di due cellule da femmine di topo da poco rimaste incinte, li ha congelati e li ha spediti sulla ISS nell’agosto 2021, a bordo di una navicella Dragon di SpaceX.
Gli embrioni si trovavano in speciali contenitori che hanno permesso all’equipaggio della ISS di scongelarli e lasciarli sviluppare per quattro giorni – il tempo massimo che embrioni di topo in questa fase possono trascorrere fuori dall’utero. Gli astronauti li hanno quindi irrorati con sostanze chimiche conservanti e rispediti sulla Terra a bordo di un’altra nave cargo.. Nessuna anomalia. Una volta recuperati gli embrioni, gli scienziati giapponesi hanno cercato di capire se radiazioni o microgravità ne avessero ostacolato lo sviluppo. Fortunatamente non sono stati rilevati danni al DNA: nel poco tempo trascorso a bordo, gli embrioni non sembrano aver accumulato radiazioni sufficienti a danneggiarli.
Nonostante la microgravità, hanno raggiunto comunque lo stadio di blastocisti, quello in cui iniziano a differenziarsi nei due gruppi di cellule che formeranno le basi del feto e della placenta. Una scoperta non da poco, perché finora si pensava che la microgravità riprodotta sulla ISS potesse ostacolare questa tappa dello sviluppo strutturale.. Davvero necessario? Il prossimo passo sarà impiantare blastocisti “coltivate” sulla ISS in femmine di topo, per capire se la gravidanza possa proseguire in modo fisiologico, e se questi embrioni possano evolvere in topolini sani. Per quanto importante, neanche questo passaggio sarebbe comunque sufficiente per dimostrare la possibilità – e la convenienza – di riprodursi nello Spazio.
Benché generare figli sani nello Spazio non sia teoricamente impossibile, le condizioni di vita sulla ISS sono molto diverse da quelle assai più proibitive che dovremmo sopportare in colonie lunari o marziane. Il sesso nello Spazio sarebbe già di per sé un’impresa (per approfondire), e parto e gravidanza esporrebbero madri e bambini a condizioni critiche, e ancora poco esplorate, di sopravvivenza e sviluppo..