3 Ottobre 2024

Il riscaldamento globale scuote il Pianeta

Il riscaldamento globale agita gli oceani, e non solo in superficie: le onde delle tempeste sempre più intense provocate dal global warming scuotono a tal punto i fondali marini, che queste perturbazioni sono state registrate dai sismografi, gli strumenti che monitorano i terremoti. Come rileva uno studio su Nature Communications, negli ultimi decenni, il segnale sismico delle onde oceaniche si è intensificato: una testimonianza di mari sempre più agitati e increspati.. Sussulti di vario genere. Le reti globali di sismografi sono abbastanza sensibili da catturare, insieme alle oscillazioni dei terremoti, anche gli effetti di altri fenomeni particolarmente energetici come eruzioni vulcaniche, impatti di meteoriti, valanghe, rotture di ghiacciai, esplosioni nucleari, trivellazioni, attività di cantieri e di impianti industriali o traffico su strada.
Tuttavia, l’elemento più costante e pervasivo del cosiddetto rumore sismico di fondo, cioè della componente del segnale che i sismologi di solito scartano nelle procedure di interpretazione delle forme d’onda dei terremoti, è il continuo ronzio delle onde marine negli oceani in tempesta.. Spintoni sul fondale. Un gruppo di scienziati della Colorado State University (negli Stati Uniti) ha deciso di studiare come è cambiata l’intensità di una frazione specifica di questo rumore sismico di fondo, chiamata microsismo (o microsisma) primario. Si tratta del segnale causato dalle onde oceaniche che sollecitano direttamente il fondale, nelle regioni in cui la profondità dei mari è inferiore ai 300 metri – dato che il movimento dell’acqua all’interno delle onde diminuisce all’aumentare della profondità.. Più energia in circolo. I geofisici hanno analizzato il microsisma primario rilevato, dalla fine degli anni ’80, da 52 sismografi sparsi per il mondo, scegliendo tra gli strumenti con la storia operativa più lunga. Tra questi, ben 41 (il 79%) ha rilevato movimenti di progressiva intensità con il passare degli anni: l’energia media globale delle onde oceaniche dal finire del 20esimo secolo è aumentata a un ritmo mediano dello 0,27% all’anno, ma dall’anno 2000, dello 0,35% all’anno.. Acque agitate. Negli ultimi decenni, l’aumento più rapido di intensità delle onde marine è avvenuto nel Nord Atlantico, un dato in linea con altre ricerche recenti che mostrano come questa parte di oceano stia diventando sempre più soggetta a tempeste che minacciano le coste. Basti pensare all’entità della Tempesta Ciarán, che nel novembre 2023 si è abbattuta sull’Europa con venti di 200 km orari e onde alte anche 20 metri.. Energia distruttiva. Lo studio è un’ulteriore prova del fatto che gli oceani, che assorbono il 90% del calore in eccesso legato alle emissioni di gas serra delle attività antropiche, stanno anche diventando sempre più turbolenti e tempestosi con l’aumentare del riscaldamento globale. Un elemento di preoccupazione in più per le comunità costiere, già minacciate dall’innalzamento del livello dei mari..

 Tempeste e onde si stanno intensificando a causa del riscaldamento globale: il loro impatto sui fondali oceanici è stato registrato dai sismografi. Il riscaldamento globale agita gli oceani, e non solo in superficie: le onde delle tempeste sempre più intense provocate dal global warming scuotono a tal punto i fondali marini, che queste perturbazioni sono state registrate dai sismografi, gli strumenti che monitorano i terremoti. Come rileva uno studio su Nature Communications, negli ultimi decenni, il segnale sismico delle onde oceaniche si è intensificato: una testimonianza di mari sempre più agitati e increspati.. Sussulti di vario genere. Le reti globali di sismografi sono abbastanza sensibili da catturare, insieme alle oscillazioni dei terremoti, anche gli effetti di altri fenomeni particolarmente energetici come eruzioni vulcaniche, impatti di meteoriti, valanghe, rotture di ghiacciai, esplosioni nucleari, trivellazioni, attività di cantieri e di impianti industriali o traffico su strada.
Tuttavia, l’elemento più costante e pervasivo del cosiddetto rumore sismico di fondo, cioè della componente del segnale che i sismologi di solito scartano nelle procedure di interpretazione delle forme d’onda dei terremoti, è il continuo ronzio delle onde marine negli oceani in tempesta.. Spintoni sul fondale. Un gruppo di scienziati della Colorado State University (negli Stati Uniti) ha deciso di studiare come è cambiata l’intensità di una frazione specifica di questo rumore sismico di fondo, chiamata microsismo (o microsisma) primario. Si tratta del segnale causato dalle onde oceaniche che sollecitano direttamente il fondale, nelle regioni in cui la profondità dei mari è inferiore ai 300 metri – dato che il movimento dell’acqua all’interno delle onde diminuisce all’aumentare della profondità.. Più energia in circolo. I geofisici hanno analizzato il microsisma primario rilevato, dalla fine degli anni ’80, da 52 sismografi sparsi per il mondo, scegliendo tra gli strumenti con la storia operativa più lunga. Tra questi, ben 41 (il 79%) ha rilevato movimenti di progressiva intensità con il passare degli anni: l’energia media globale delle onde oceaniche dal finire del 20esimo secolo è aumentata a un ritmo mediano dello 0,27% all’anno, ma dall’anno 2000, dello 0,35% all’anno.. Acque agitate. Negli ultimi decenni, l’aumento più rapido di intensità delle onde marine è avvenuto nel Nord Atlantico, un dato in linea con altre ricerche recenti che mostrano come questa parte di oceano stia diventando sempre più soggetta a tempeste che minacciano le coste. Basti pensare all’entità della Tempesta Ciarán, che nel novembre 2023 si è abbattuta sull’Europa con venti di 200 km orari e onde alte anche 20 metri.. Energia distruttiva. Lo studio è un’ulteriore prova del fatto che gli oceani, che assorbono il 90% del calore in eccesso legato alle emissioni di gas serra delle attività antropiche, stanno anche diventando sempre più turbolenti e tempestosi con l’aumentare del riscaldamento globale. Un elemento di preoccupazione in più per le comunità costiere, già minacciate dall’innalzamento del livello dei mari..