
Anche le aree del Mar Mediterraneo sono soggette alla formazione di uragani, noti come uragani mediterranei o Medicane (MEDIterranean e hurriCANE).
Lo studio “Fingerprinting Mediterranean hurricanes using pre-event thermal drops in seawater temperature”, pubblicato sulla rivista Nature – Scientific Reports, rivela che i Medicane sono caratterizzati da una sensibile diminuzione di temperatura della superficie del mare qualche giorno prima della genesi di questi eventi estremi.
Il Prof. Mario Marcello Miglietta, ordinario di Fisica dell’Atmosfera all’Università di Bari e associato di ricerca del CNR-ISAC (Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima), co-autore della ricerca, spiega: «I Medicanes sono un particolare gruppo di cicloni Mediterranei con caratteristiche simili ai cicloni tropicali e si sviluppano in seguito a forte instabilità baroclina, come i normali cicloni delle medie latitudini (o extratropicali), ma poi si intensificano a seguito della forte interazione tra aria e mare, come i cicloni tropicali».
Luoghi di formazione dei cicloni nel bacino del Mediterraneo. Le etichette blu indicano i principali sottobacini. LPC Liguro-Provenzale e sottobacini catalani (modificato da Shaltout e Omstedt36).
Mitigazione del rischio costiero
La ricerca ha analizzato le temperature superficiali del Mediterraneo nei giorni precedenti la genesi di 52 differenti eventi di cicloni mediterranei avvenuti dal 1969 al 2023.
«Abbiamo selezionato tutti i cicloni con caratteristiche simil tropicali, che si sono generati nel Mediterraneo in un periodo di circa 50 anni, in confronto con i più intensi cicloni extratropicali che, nello stesso intervallo di tempo, hanno prodotto più danni lungo le aree costiere, ad esempio Vaia che nel 2018 ha avuto un forte impatto sulle coste settentrionali dell’Italia (oltre che sulle Alpi), ed Helios che nel 2023 ha causato ingenti effetti lungo le coste dello Ionio» spiega il dott. Giovanni Scardino, giovane ricercatore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari.
«Analizzando le differenze di temperatura della superficie del mare, registrate nei dieci giorni precedenti la ciclogenesi, abbiamo riscontrato una importante diminuzione (tecnicamente definita Thermal Drop), fino a 4 °C nei casi più estremi» continua il ricercatore.
Il fatto che tale fenomeno si manifesti qualche giorno prima del loro sviluppo potrebbe essere una forma di precursore di tali eventi che potrebbe comportare importanti considerazioni relative alla mitigazione del rischio costiero indotto dall’impatto degli uragani mediterranei.
Lo studio è stato coordinato dai ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra e Geo-Ambientali dell’Università Aldo Moro di Bari, svolto in collaborazione con il CNR-ISAC, gli atenei di Venezia Ca’ Foscari, Catania e di Genova e dell’Area Marina Protetta del Plemmirio di Siracusa.
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L’articolo Identificato un “campanello d’allarme” per gli uragani mediterranei sembra essere il primo su La Rivista della Natura.
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