
Perché si chiama variante delta? Il termine “variante Delta” è diventato tristemente familiare a livello globale nel 2021, evocando immagini di sistemi sanitari sotto pressione, rinnovate misure di sanità pubblica e una fase particolarmente impegnativa della pandemia di COVID-19. Questa specifica variante del virus SARS-CoV-2, scientificamente identificata come lignaggio B.1.617.2 , ha dominato le cronache e le preoccupazioni sanitarie per mesi. Ma perché proprio “Delta”? La scelta di questo nome non è stata casuale, né puramente descrittiva in senso scientifico tradizionale; è stata il risultato di una strategia globale deliberata, messa in atto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per affrontare sfide comunicative uniche emerse durante la pandemia. Questo articolo si propone di esplorare in dettaglio le considerazioni scientifiche e di sanità pubblica che hanno portato all’adozione del nome “Delta” per la variante B.1.617.2.
La denominazione dei virus e delle loro varianti è storicamente un campo complesso, che richiede sistemi in grado di essere informativi per gli scienziati, coerenti a livello globale e, soprattutto, privi di conseguenze negative non intenzionali, come la stigmatizzazione di popolazioni o luoghi geografici. La comparsa del SARS-CoV-2 e la sua rapida evoluzione in molteplici varianti hanno riacceso queste sfide con urgenza senza precedenti. Per comprendere appieno l’origine del nome “Delta”, è necessario analizzare le problematiche legate alle convenzioni di denominazione precedenti, l’intervento strategico dell’OMS con l’introduzione dell’alfabeto greco, i criteri scientifici alla base della classificazione delle varianti e, infine, il percorso specifico che ha portato il lignaggio B.1.617.2 a essere designato come “Delta”. Esamineremo come questo sistema di denominazione sia stato concepito per bilanciare la necessità di chiarezza scientifica con l’imperativo di una comunicazione pubblica efficace e non discriminatoria.
Contenuto
- 1 I Pericoli della Denominazione: Tra Gergo Scientifico e Stigma Geografico
- 2 L’Intervento dell’OMS: La Soluzione dell’Alfabeto Greco
- 3 Perché si chiama variante delta? Assegnare le Lettere: Comprendere VOI e VOC
- 4 Perché si chiama variante delta? Il Percorso di B.1.617.2 verso “Delta”
- 5 Perché si chiama variante delta? La Vita Dopo Delta: Evoluzione del Sistema di Denominazione e Riflessioni
- 6 Conclusione: Perché si chiama variante delta?
- 7 FAQ sul perché si chiama variante delta
- 7.1 Perché la variante B.1.617.2 è stata chiamata “Delta”?
- 7.2 Chi ha deciso di usare l’alfabeto greco per i nomi delle varianti?
- 7.3 Perché era necessario un nuovo sistema di denominazione?
- 7.4 Perché si chiama variante delta e cosa sono le “Varianti di Interesse” (VOI) e le “Varianti di Preoccupazione” (VOC)?
- 7.5 I nomi greci hanno sostituito i nomi scientifici come B.1.617.2?
- 7.6 Cosa ha reso la variante Delta (B.1.617.2) una “Variante di Preoccupazione”?
- 7.7 Perché l’OMS ha smesso di assegnare nuove lettere greche dopo Omicron?
- 7.8 Il sistema di denominazione con l’alfabeto greco è stato utile?
I Pericoli della Denominazione: Tra Gergo Scientifico e Stigma Geografico
La rapida evoluzione del SARS-CoV-2 ha generato una moltitudine di varianti, ponendo immediatamente una sfida significativa su come nominarle e comunicarle efficacemente. Si sono scontrate due problematiche principali: la complessità della nomenclatura scientifica e la tendenza dannosa a utilizzare riferimenti geografici.
- La Sfida della Nomenclatura Scientifica Per tracciare l’evoluzione del virus e comprendere le relazioni genetiche tra le diverse varianti, la comunità scientifica ha sviluppato e utilizzato sistemi di nomenclatura specifici e altamente informativi. I principali sistemi adottati sono stati i lignaggi Pango (Phylogenetic Assignment of Named Global Outbreak Lineages) e i cladi Nextstrain. Il sistema Pango assegna etichette alfanumeriche gerarchiche, come B.1.1.7 o B.1.617.2, dove ogni numero o lettera aggiuntiva indica una discendenza evolutiva da un lignaggio “genitore”. Questo sistema è estremamente utile per catalogare con precisione le varianti in base alle loro mutazioni uniche e per tracciare dettagliatamente le relazioni evolutive. Nextstrain, d’altra parte, raggruppa i lignaggi in cladi più ampi (ad esempio, 20I/501Y.V1 per Alpha o 21A/S:478K per Delta), basandosi sulla frequenza di circolazione, sulla crescita e su caratteristiche filogenetiche significative, offrendo una visione più generale dell’evoluzione virale. Sebbene indispensabili per la ricerca scientifica e la sorveglianza genomica, questi nomi scientifici presentano un ostacolo insormontabile per la comunicazione al di fuori degli ambienti specialistici. Etichette come B.1.617.2 sono intrinsecamente complesse, difficili da pronunciare, memorizzare e riportare correttamente da parte del pubblico generale, dei media e persino dei responsabili politici. Questa difficoltà pratica ha creato un vuoto comunicativo, portando inevitabilmente a confusione e a errori di segnalazione.
- Il Problema della Denominazione Geografica In assenza di alternative semplici e ufficialmente riconosciute, la tendenza naturale è stata quella di riempire il vuoto comunicativo utilizzando i nomi dei luoghi in cui le varianti erano state identificate per la prima volta. Così, B.1.1.7 divenne comunemente nota come la “variante britannica” o “variante UK”, B.1.351 come la “variante sudafricana”, P.1 come la “variante brasiliana” e, crucialmente per la nostra discussione, B.1.617.2 come la “variante indiana”. Questa pratica, sebbene apparentemente conveniente, si è rivelata estremamente problematica e dannosa. L’associazione diretta tra una variante virale potenzialmente più pericolosa e una specifica nazione o regione ha alimentato stigmatizzazione, discriminazione, razzismo e xenofobia nei confronti di quei paesi e delle loro popolazioni, sia all’interno che all’esterno dei loro confini. Ad esempio, l’etichetta “variante indiana” ha scatenato un’ondata di pregiudizi contro le persone di origine indiana , e l’associazione iniziale del virus con la Cina ha contribuito a un aumento dei crimini d’odio contro le persone di origine asiatica. Oltre al danno sociale, la denominazione geografica è spesso imprecisa e fuorviante. Il luogo di prima rilevazione di una variante non coincide necessariamente con il suo luogo di origine. Inoltre, la scoperta di più varianti significative nella stessa regione geografica può generare confusione; ad esempio, dopo l’emergere della variante Beta (B.1.351), il termine “variante sudafricana” avrebbe potuto creare ambiguità con la successiva variante B.1.1.529 (poi chiamata Omicron), anch’essa rilevata inizialmente in Sudafrica. È importante notare che, sebbene la denominazione di malattie basata su luoghi geografici abbia precedenti storici (come per i virus Ebola e Marburg), l’OMS aveva già emanato linee guida nel 2015 sconsigliando esplicitamente questa pratica proprio per evitarne le conseguenze negative. L’esempio classico dell'”influenza spagnola” del 1918, la cui origine geografica è incerta ma il cui nome derivò dalla minore censura sulla stampa in Spagna durante la Prima Guerra Mondiale, serve da monito storico sui pericoli di tali associazioni.
- Implicazioni Profonde della Duplice Sfida di Denominazione La coesistenza di una nomenclatura scientifica troppo complessa per l’uso pubblico e di una nomenclatura geografica semplice ma stigmatizzante ha creato una situazione insostenibile. Non si trattava solo di correggere una cattiva abitudine (l’uso dei nomi geografici), ma di fornire attivamente uno strumento alternativo che fosse sia facile da usare sia neutrale. La mancanza di un sistema ufficiale semplice e non stigmatizzante ha reso l’uso dei nomi geografici quasi inevitabile, nonostante i suoi noti svantaggi. L’OMS si è trovata nella posizione di dover colmare questo vuoto per facilitare una comunicazione globale responsabile ed efficace sulla pandemia. Inoltre, le conseguenze della denominazione geografica non si sono limitate alla percezione pubblica e alla discriminazione. Hanno avuto un impatto tangibile e negativo sulle operazioni di sanità pubblica a livello globale. La paura dello stigma associato all’essere etichettati come il “luogo di origine” di una nuova variante pericolosa ha reso alcune autorità nazionali riluttanti a segnalare tempestivamente la scoperta di nuove varianti. Questa esitazione minava direttamente gli sforzi di sorveglianza globale, che dipendono dalla condivisione rapida e trasparente dei dati per monitorare l’evoluzione del virus e adattare le strategie di risposta. Pertanto, l’introduzione da parte dell’OMS di un sistema di denominazione neutrale non era solo una questione di correttezza politica o di percezione pubblica, ma una misura necessaria per facilitare funzioni essenziali di sanità pubblica come la segnalazione trasparente e il monitoraggio globale delle varianti.
L’Intervento dell’OMS: La Soluzione dell’Alfabeto Greco
Perché si chiama variante delta? Di fronte all’urgente necessità di superare le insidie della nomenclatura scientifica complessa e della stigmatizzazione geografica, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha preso l’iniziativa all’inizio del 2021. L’OMS ha convocato un gruppo di esperti multidisciplinare per sviluppare un nuovo sistema di denominazione per le varianti chiave del SARS-CoV-2. Questo gruppo comprendeva virologi, esperti di tassonomia virale e nomenclatura, ricercatori, autorità sanitarie nazionali e rappresentanti dei sistemi di denominazione scientifica esistenti (come Pango, Nextstrain e GISAID), assicurando una prospettiva ampia e competente.
Il processo decisionale è stato caratterizzato da un’ampia consultazione e dalla revisione di numerose potenziali alternative. Sono state prese in considerazione diverse opzioni, tra cui l’uso di nomi di divinità greche, frutta, piante, acronimi basati sulla classificazione (come VOC1, VOC2), o persino la creazione di nuove parole brevi e pronunciabili. Tuttavia, queste alternative sono state scartate per vari motivi: alcune erano già in uso (nomi di aziende o famiglie), altre potevano risultare offensive o difficili da gestire a lungo termine. Si è anche discusso di sistemi futuri, come i nomi delle costellazioni, da utilizzare qualora l’alfabeto greco si fosse esaurito.
Alla fine, il gruppo di esperti ha optato per un sistema basato sulle lettere dell’alfabeto greco: Alfa, Beta, Gamma, Delta, e così via. Questo sistema è stato annunciato ufficialmente dall’OMS il 31 maggio 2021.
Perché si chiama variante delta? Gli obiettivi principali di questo nuovo sistema erano chiari e mirati:
- Semplicità: Fornire etichette facili da pronunciare, ricordare e utilizzare nelle discussioni pubbliche, rendendo la comunicazione sulle varianti più accessibile a tutti.
- Neutralità (Non-Stigmatizzazione): Eliminare completamente l’associazione con luoghi geografici, prevenendo così la stigmatizzazione e la discriminazione contro paesi e popolazioni.
- Facilitare la Comunicazione Pubblica: Migliorare e semplificare il dialogo tra il pubblico generale, i media, i responsabili politici e le autorità sanitarie nazionali, fornendo un linguaggio comune e standardizzato.
È fondamentale sottolineare che l’OMS ha specificato chiaramente che le etichette dell’alfabeto greco non sostituivano i nomi scientifici esistenti (Pango, Nextstrain, GISAID). Questi ultimi rimangono cruciali per la comunità scientifica, in quanto veicolano informazioni essenziali sulle mutazioni e sulle relazioni evolutive necessarie per la ricerca e la sorveglianza. Le lettere greche erano destinate specificamente alla comunicazione pubblica e non scientifica.
Il processo adottato dall’OMS, basato su un’ampia consultazione con esperti di diverse discipline e rappresentanti delle autorità nazionali e dei sistemi di nomenclatura esistenti , indica un tentativo di costruire consenso attorno alla soluzione scelta. L’obiettivo non era semplicemente imporre un sistema dall’alto, ma trovare un approccio che bilanciasse le esigenze scientifiche, le necessità comunicative e le sensibilità politiche, aumentando così la probabilità che il nuovo sistema venisse adottato e avesse successo nel raggiungere i suoi scopi.
Tuttavia, la scelta dell’alfabeto greco, pur apparendo semplice e logica, presentava una potenziale complicazione non immediatamente evidente. Il virus SARS-CoV-2 appartiene al genere dei Betacoronavirus. L’assegnazione dei nomi Alfa, Beta, Gamma, Delta alle varianti del SARS-CoV-2 creava una sovrapposizione con i nomi già stabiliti per i generi di coronavirus (esistono infatti Alphacoronavirus, Betacoronavirus, Gammacoronavirus e Deltacoronavirus). Questa omonimia avrebbe potuto generare confusione, specialmente in contesti scientifici più ampi. Alcuni hanno suggerito che questa potenziale ambiguità avrebbe dovuto essere considerata durante il processo decisionale e che alternative più semplici, come Var-A, Var-B, ecc., avrebbero potuto evitare questo specifico problema. Questo dettaglio evidenzia la difficoltà intrinseca nel trovare un sistema di denominazione perfetto, universalmente applicabile e privo di qualsiasi potenziale inconveniente.
Perché si chiama variante delta? Assegnare le Lettere: Comprendere VOI e VOC
Il sistema di denominazione basato sull’alfabeto greco introdotto dall’OMS non era destinato a tutte le varianti di SARS-CoV-2 che emergevano, ma specificamente a quelle che raggiungevano una soglia di rilevanza per la sanità pubblica globale. L’OMS ha stabilito un sistema di classificazione per monitorare e valutare il rischio associato alle nuove varianti, designandole principalmente come “Varianti di Interesse” (VOI – Variants of Interest) o “Varianti di Preoccupazione” (VOC – Variants of Concern). Successivamente è stata introdotta anche la categoria “Varianti Sotto Monitoraggio” (VUM – Variants Under Monitoring). Solo le varianti designate come VOI o VOC ricevevano un’etichetta dall’alfabeto greco.
- Definizione di Variante di Interesse (VOI): Una variante veniva classificata come VOI se presentava mutazioni genetiche con implicazioni fenotipiche note o sospette (cioè che si prevedeva o si sapeva influenzassero caratteristiche come trasmissibilità, gravità della malattia, capacità di sfuggire alla risposta immunitaria o all’efficacia di diagnosi e terapie) E se, inoltre, era stata identificata come causa di trasmissione comunitaria significativa, di cluster multipli in diversi paesi, o comunque considerata significativa dal gruppo di lavoro sull’evoluzione del virus dell’OMS. Diverse varianti sono state inizialmente classificate come VOI, tra cui Epsilon, Zeta, Eta, Theta, Iota, Kappa, Lambda e Mu. Molte di queste sono state successivamente declassate quando la loro circolazione è diminuita o non hanno dimostrato un impatto significativo a livello globale.
- Definizione di Variante di Preoccupazione (VOC): Una variante saliva al livello di VOC se, oltre a soddisfare i criteri per essere una VOI, dimostrava attraverso una valutazione comparativa di essere associata a uno o più cambiamenti di rilevanza per la sanità pubblica globale. Questi cambiamenti includevano: un aumento della trasmissibilità o un cambiamento negativo nell’epidemiologia del COVID-19; OPPURE un aumento della virulenza o un cambiamento nella presentazione clinica della malattia; OPPURE una diminuzione dell’efficacia delle misure di sanità pubblica e sociali, o dei diagnostici, vaccini e terapie disponibili. Le prime varianti designate come VOC sono state Alfa, Beta, Gamma, Delta e, successivamente, Omicron. Anche alcune VOC sono state poi declassate.
- Il Processo di Assegnazione: Le lettere dell’alfabeto greco venivano assegnate in ordine sequenziale, seguendo l’ordine cronologico in cui le varianti venivano designate dall’OMS come VOI o VOC. L’annuncio del sistema a fine maggio 2021 ha applicato le etichette retroattivamente alle varianti già classificate. Alfa (B.1.1.7, rilevata nel Regno Unito) e Beta (B.1.351, rilevata in Sudafrica) erano state designate VOC il 18 dicembre 2020. Gamma (P.1, rilevata in Brasile) era stata designata VOC l’11 gennaio 2021. La variante B.1.617.2 (rilevata in India) è stata inizialmente designata VOI il 4 aprile 2021 e poi elevata a VOC l’11 maggio 2021. Poiché era la quarta variante ad essere classificata come VOC, le è stata assegnata la quarta lettera dell’alfabeto greco: Delta. Nello stesso periodo, il lignaggio correlato B.1.617.1 (anch’esso rilevato in India) era stato designato VOI (4 aprile 2021) e ha ricevuto l’etichetta Kappa.
La tabella seguente riassume le designazioni iniziali e le etichette greche assegnate alle prime varianti classificate come VOC o VOI dall’OMS, illustrando la corrispondenza tra nomi scientifici, lettere greche e contesto di rilevazione.
Tabella 1: Perché si chiama variante delta e le Prime Designazioni di Varianti SARS-CoV-2 dell’OMS ed Etichette Greche Corrispondenti (Situazione a metà 2021)
Etichetta OMS (Lettera Greca) | Lignaggio Pango | Clade GISAID | Clade Nextstrain | Primi Campioni Documentati (Luogo, Data) | Data(e) Designazione OMS (VOI/VOC) |
---|---|---|---|---|---|
Alpha | B.1.1.7 | GRY | 20I/S:501Y.V1 | Regno Unito, Set-2020 | VOC: 18-Dic-2020 |
Beta | B.1.351 | GH/501Y.V2 | 20H/S:501Y.V2 | Sudafrica, Mag-2020 | VOC: 18-Dic-2020 |
Gamma | P.1 | GR/501Y.V3 | 20J/S:501Y.V3 | Brasile, Nov-2020 | VOC: 11-Gen-2021 |
Delta | B.1.617.2 | G/452R.V3 | 21A/S:478K | India, Ott-2020 | VOI: 4-Apr-2021; VOC: 11-Mag-2021 |
Epsilon | B.1.427/B.1.429 | GH/452R.V1 | 20C/S.452R | USA, Mar-2020 | VOI: 5-Mar-2021 |
Zeta | P.2 | GR | 20B/S.484K | Brasile, Apr-2020 | VOI: 17-Mar-2021 |
Eta | B.1.525 | G/484K.V3 | 20A/S484K | Paesi multipli, Dic-2020 | VOI: 17-Mar-2021 |
Theta | P.3 | GR | 20B/S:265C | Filippine, Gen-2021 | VOI: 24-Mar-2021 |
Iota | B.1.526 | GH | 20C/S:484K | USA, Nov-2020 | VOI: 24-Mar-2021 |
Kappa | B.1.617.1 | G/452R.V3 | 21A/S:154K | India, Ott-2020 | VOI: 4-Apr-2021 |
Lambda | C.37 | GR/452Q.V1 | 21G | Perù, Dic-2020 | VOI: 14-Giu-2021 |
Mu | B.1.621 | GH | 21H | Colombia, Gen-2021 | VOI: 30-Ago-2021 |
Perché si chiama variante delta? Fonte: Adattato da dati OMS. Dettagli aggiuntivi da. Nota: Le classificazioni VOI/VOC e i cladi possono essere stati aggiornati o declassati successivamente.
Perché si chiama variante delta? Questo sistema di classificazione VOI/VOC non era solo un prerequisito per l’assegnazione di una lettera greca, ma rappresentava di per sé uno strumento cruciale di sanità pubblica. La categorizzazione delle varianti in base al loro rischio potenziale o dimostrato permetteva di guidare le risposte sanitarie, stabilire le priorità di ricerca e informare le decisioni politiche (come l’aggiornamento dei vaccini o le misure di viaggio). Assegnando le lettere greche solo a queste varianti prioritarie , l’OMS ha creato un collegamento diretto tra il nome semplice e la valutazione del rischio sottostante. Sentire parlare di una variante “Delta” (o Alfa, Beta, Gamma) comunicava immediatamente al pubblico e ai decisori che quella specifica variante soddisfaceva i criteri dell’OMS per un livello di preoccupazione elevato, rendendo la valutazione del rischio più accessibile e comprensibile.
Perché si chiama variante delta? Il Percorso di B.1.617.2 verso “Delta”
Perché si chiama variante delta? La storia della variante Delta inizia con l’identificazione del lignaggio B.1.617.2. Questo specifico lignaggio è stato rilevato per la prima volta in India verso la fine del 2020, con campioni documentati risalenti a ottobre e dicembre di quell’anno. Era uno dei tre sotto-lignaggi di B.1.617 identificati in quel periodo, insieme a B.1.617.1 (poi chiamato Kappa) e B.1.617.3.
- Caratteristiche Preoccupanti ed Evidenze Scientifiche Il lignaggio B.1.617.2 ha rapidamente attirato l’attenzione della comunità scientifica e delle autorità sanitarie a causa di una serie di caratteristiche biologiche ed epidemiologiche che suggerivano un aumento del rischio per la salute pubblica.
- Profilo Mutazionale Distintivo: La variante presentava un insieme unico di mutazioni, in particolare nella proteina spike (S), la proteina che il virus utilizza per entrare nelle cellule umane. Tra le mutazioni chiave figuravano L452R, T478K, P681R e la già diffusa D614G. Una differenza notevole rispetto al lignaggio fratello B.1.617.1 (Kappa) era l’assenza della mutazione E484Q in B.1.617.2.
- Trasmissibilità Accresciuta: Una delle caratteristiche più allarmanti e rapidamente confermate di B.1.617.2 era la sua elevata trasmissibilità. Le evidenze indicavano che si diffondeva significativamente più velocemente delle varianti precedenti, inclusa la variante Alfa (B.1.1.7), che era già considerata altamente contagiosa. Stime suggerivano una trasmissibilità superiore del 40-60% rispetto ad Alfa. Questo vantaggio trasmissivo è stato collegato a specifiche mutazioni:
- La mutazione L452R, situata nel dominio di legame al recettore (RBD) della proteina spike, aumentava l’affinità di legame al recettore cellulare umano ACE2, facilitando l’infezione delle cellule.
- La mutazione P681R, localizzata vicino al sito di clivaggio della furina (un punto critico per l’attivazione della proteina spike), migliorava l’efficienza di questo clivaggio. Un clivaggio più efficiente della proteina spike nelle sue subunità S1 e S2 facilitava l’ingresso del virus nella cellula ospite e aumentava la fitness replicativa complessiva del virus rispetto alla variante Alfa.
- Anche la mutazione T478K, anch’essa nell’RBD, contribuiva probabilmente a un legame più forte con ACE2 e potenzialmente all’evasione immunitaria.
- Potenziale Aumento della Gravità: Alcuni studi iniziali suggerivano un possibile aumento del rischio di ospedalizzazione per le persone infettate con B.1.617.2 rispetto alle varianti precedenti. Tuttavia, distinguere questo effetto intrinseco della variante dalla pressione sui sistemi sanitari durante le grandi ondate epidemiche si è rivelato complesso. Successivamente, è stato osservato che la variante Omicron, pur essendo più trasmissibile, causava generalmente una malattia meno grave rispetto a Delta.
- Evasione Immunitaria Parziale: La variante B.1.617.2 ha mostrato una certa capacità di eludere la risposta immunitaria indotta da precedenti infezioni o dalla vaccinazione. Studi in vitro e dati epidemiologici indicavano una riduzione dell’efficacia neutralizzante degli anticorpi contro questa variante. Questo sollevava preoccupazioni sul rischio di reinfezioni e sulla riduzione dell’efficacia dei vaccini, sebbene la protezione contro la malattia grave rimanesse in gran parte conservata, specialmente con il completamento del ciclo vaccinale.
- Il Percorso di Designazione OMS Sulla base delle crescenti evidenze relative a queste caratteristiche preoccupanti, l’OMS ha seguito un percorso di designazione specifico per B.1.617.2:
- Inizialmente, la variante è stata posta sotto attento monitoraggio.
- Il 4 aprile 2021, è stata ufficialmente designata come Variante di Interesse (VOI).
- Poco più di un mese dopo, l’11 maggio 2021, alla luce delle prove consolidate sulla sua maggiore trasmissibilità e sul potenziale impatto sulla salute pubblica, è stata elevata allo status di Variante di Preoccupazione (VOC).
- L’Assegnazione dell’Etichetta “Delta” L’assegnazione del nome “Delta” è avvenuta formalmente poco dopo la sua designazione come VOC, in seguito all’introduzione del nuovo sistema di nomenclatura:
- L’OMS ha annunciato il sistema basato sull’alfabeto greco il 31 maggio 2021.
- Il sistema prevedeva l’assegnazione delle lettere in ordine sequenziale, basandosi sulla data di designazione delle varianti come VOC (o VOI per le lettere successive).
- Le prime tre varianti designate come VOC in ordine cronologico erano state Alfa (B.1.1.7), Beta (B.1.351) e Gamma (P.1).
- La variante B.1.617.2 è stata la quarta variante ad essere classificata come VOC dall’OMS.
- Di conseguenza, seguendo la regola dell’assegnazione sequenziale, a B.1.617.2 è stata attribuita la quarta lettera dell’alfabeto greco: Delta.
- Impatto Globale e Dominanza Perché si chiama variante delta? La variante Delta non è rimasta confinata all’India. Grazie alla sua elevata trasmissibilità, si è diffusa rapidamente in tutto il mondo, superando e sostituendo la variante Alfa come ceppo dominante a livello globale per gran parte del 2021. Ha causato ondate epidemiche significative in numerosi paesi, portando a un aumento dei casi, delle ospedalizzazioni e dei decessi, mettendo a dura prova i sistemi sanitari anche in nazioni con tassi di vaccinazione relativamente alti. L’ascesa di Delta ha sottolineato la continua sfida posta dall’evoluzione virale e ha ribadito l’importanza cruciale della sorveglianza genomica continua, delle campagne di vaccinazione (inclusi i richiami) e del mantenimento delle misure di sanità pubblica. La tempistica dell’assegnazione del nome “Delta” è stata particolarmente significativa. L’annuncio del sistema greco (31 maggio 2021) è avvenuto proprio mentre la variante B.1.617.2 (designata VOC l’11 maggio 2021 ) stava iniziando la sua rapida ascesa verso la dominanza globale. Questo ha fatto sì che il pubblico imparasse e associasse il nome “Delta” quasi immediatamente con l’impatto tangibile e grave che questa variante stava avendo sulla pandemia. Questa coincidenza temporale ha cementato l’associazione tra il nome e una specifica, severa fase della crisi sanitaria nella coscienza collettiva, rendendo “Delta” un termine particolarmente carico di significato e memoria. Inoltre, le stesse caratteristiche biologiche che hanno portato alla classificazione di B.1.617.2 come VOC – in particolare la sua maggiore trasmissibilità legata alle mutazioni P681R (che migliora il clivaggio S1/S2 e la fitness virale ) e L452R/T478K (che migliorano il legame ACE2 e l’ingresso cellulare ) – sono state le ragioni fondamentali per cui ha potuto superare e sostituire altre varianti come Alfa a livello globale. Questo dimostra come i criteri di classificazione VOC avessero un valore predittivo riguardo al potenziale epidemiologico delle varianti e come la sostituzione osservata tra varianti avesse una solida base biologica legata all’evoluzione virale e alla selezione naturale di ceppi più “adatti” alla diffusione nella popolazione umana.
Perché si chiama variante delta? La Vita Dopo Delta: Evoluzione del Sistema di Denominazione e Riflessioni
L’introduzione del sistema di denominazione basato sull’alfabeto greco ha rappresentato un passo importante, ma la continua e rapida evoluzione del SARS-CoV-2 ha presto messo alla prova i limiti di questo approccio.
- Perché si chiama variante delta e La Sfida Omicron: L’emergere della variante Omicron (B.1.1.529) nel novembre 2021 ha segnato un altro punto di svolta significativo. Rilevata inizialmente in Botswana e Sudafrica, Omicron ha ricevuto la successiva lettera greca disponibile secondo il sistema sequenziale. Tuttavia, Omicron si è distinta non solo per la sua elevatissima trasmissibilità e parziale evasione immunitaria, ma anche per la sua straordinaria capacità di diversificarsi rapidamente in una miriade di sotto-lignaggi (come BA.1, BA.2, BA.4, BA.5, e successivamente XBB, EG.5, JN.1 e altri).
- La Pausa nell’Assegnazione delle Lettere Greche: Nonostante l’emergere di questi numerosi sotto-lignaggi di Omicron, alcuni dei quali presentavano caratteristiche epidemiologiche e immunologiche distinte e preoccupanti, l’OMS ha scelto di non assegnare nuove lettere greche dopo Omicron. Tutte le varianti successive di interesse o preoccupazione sono state considerate e comunicate come sotto-varianti di Omicron. Questa decisione, sebbene scientificamente giustificabile dal punto di vista filogenetico (essendo tutte discendenti da B.1.1.529), ha creato nuove sfide comunicative. Parlare genericamente di “Omicron” è diventato rapidamente troppo vago per descrivere l’eterogeneità delle varianti circolanti e i rischi specifici associati a ciascuna. Di conseguenza, si è assistito a un parziale ritorno all’uso dei più complessi identificatori Pango (come BA.5 o XBB.1.5) anche nella comunicazione pubblica, vanificando in parte l’obiettivo originale di semplicità per questa fase successiva della pandemia. Inoltre, la mancanza di nuove lettere greche è stata talvolta interpretata erroneamente dal pubblico come un segnale che l’evoluzione significativa del virus fosse terminata o che le nuove varianti non fossero più motivo di preoccupazione (“è tutto solo Omicron”).
- Limiti Intrinseci del Sistema: L’esperienza con Omicron ha evidenziato alcuni limiti intrinseci del sistema dell’alfabeto greco. Innanzitutto, le 24 lettere rappresentano una risorsa finita, e si era già discusso su cosa fare una volta esaurite. In secondo luogo, come già menzionato, la potenziale confusione con i nomi dei generi di coronavirus (Alphacoronavirus, Betacoronavirus, ecc.) rappresentava una piccola ma reale criticità. Ma il limite principale emerso è stata l’incapacità del sistema di fornire una risoluzione sufficiente per descrivere la rapida e complessa diversificazione osservata all’interno di un singolo grande lignaggio come Omicron. Questo ha portato altri gruppi a proporre o utilizzare sistemi di “soprannomi” informali (basati su creature mitologiche o nomi astronomici) per cercare di distinguere le sotto-varianti più rilevanti in modo accessibile.
- Successi del Sistema: Nonostante queste limitazioni emerse successivamente, è importante riconoscere che il sistema dell’alfabeto greco ha avuto un successo significativo nel raggiungere i suoi obiettivi primari durante un periodo critico della pandemia. Per le varianti Alfa, Beta, Gamma e, appunto, Delta, il sistema ha fornito un linguaggio comune, neutrale e facile da usare che ha facilitato la comunicazione globale e ha contribuito a ridurre la stigmatizzazione geografica. Ha offerto uno strumento prezioso per il discorso pubblico in un momento di rapida emergenza di varianti preoccupanti.
L’ondata Omicron ha messo in luce come un sistema di denominazione semplice e sequenziale possa faticare a tenere il passo con un’evoluzione virale estremamente rapida e ramificata. Quando un singolo linguaggio (Omicron) genera rapidamente decine di sotto-lignaggi con caratteristiche diverse, un’unica etichetta diventa insufficiente per una comunicazione pubblica differenziata e accurata. La necessità di tornare a usare designazioni Pango più complesse per distinguere tra BA.2, BA.5 o XBB ha dimostrato questa tensione tra semplicità e precisione informativa nella fase tardiva della pandemia.
Inoltre, la decisione di non assegnare nuove lettere greche dopo Omicron, pur riflettendo la realtà scientifica della discendenza comune, potrebbe aver avuto l’effetto involontario di sminuire la percezione pubblica del rischio continuo associato all’evoluzione del virus. Poiché le nuove lettere greche erano diventate sinonimo di nuove minacce significative (VOC/VOI), la loro assenza poteva essere interpretata come un segnale di “cessato allarme” o di stabilizzazione, anche se continuavano a emergere sotto-varianti con maggiore capacità di evasione immunitaria o altre proprietà rilevanti. Questo evidenzia una sfida comunicativa persistente: come bilanciare l’accuratezza scientifica nella classificazione delle varianti con la necessità di mantenere un’adeguata consapevolezza pubblica del rischio e dell’evoluzione virale in corso.
Conclusione: Perché si chiama variante delta?
In sintesi, il nome “Delta” attribuito alla variante SARS-CoV-2 B.1.617.2 non è stato un’etichetta casuale o arbitraria. È stato il risultato diretto di una strategia specifica implementata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel maggio 2021. Questa strategia mirava a risolvere il duplice problema della complessità del gergo scientifico e della dannosa stigmatizzazione derivante dall’uso di nomi geografici per identificare le varianti virali.
Il lignaggio B.1.617.2, rilevato per la prima volta in India, è stato designato come la quarta Variante di Preoccupazione (VOC) dall’OMS a causa delle prove accumulate sulla sua nettamente superiore trasmissibilità – legata a mutazioni chiave come L452R e P681R che ne aumentavano l’infettività e la fitness replicativa – e su altre caratteristiche preoccupanti come la parziale evasione immunitaria e il potenziale aumento della gravità della malattia. Seguendo il sistema sequenziale basato sull’alfabeto greco appena introdotto, a B.1.617.2 è stata quindi assegnata la quarta lettera: Delta.
Perché si chiama variante delta? Il nome “Delta” rappresenta quindi un momento cruciale nella storia della comunicazione durante la pandemia di COVID-19. Simboleggia uno sforzo deliberato e concertato a livello globale per promuovere un discorso pubblico più chiaro, accessibile e meno dannoso su una minaccia sanitaria in rapida evoluzione. Sebbene il sistema dell’alfabeto greco abbia mostrato i suoi limiti con l’esplosione di sotto-lignaggi di Omicron, durante il periodo critico caratterizzato dall’ascesa delle varianti Alfa, Beta, Gamma e Delta, ha svolto una funzione vitale. Ha fornito un linguaggio standardizzato e neutrale che ha facilitato la comprensione pubblica, ha aiutato i media e i decisori politici a riferirsi alle varianti in modo coerente e, soprattutto, ha contribuito a mitigare la stigmatizzazione associata ai luoghi di prima identificazione.
La storia del nome “Delta” offre una lezione più ampia sull’intersezione fondamentale tra virologia, epidemiologia e comunicazione pubblica. Il modo in cui scegliamo di parlare degli agenti patogeni e delle loro varianti non è una questione puramente semantica; ha conseguenze reali sulla comprensione pubblica, sui comportamenti individuali e collettivi, sulle relazioni internazionali e, in ultima analisi, sull’efficacia della risposta globale alle crisi sanitarie. Sviluppare e implementare strategie di comunicazione ponderate, basate sull’evidenza e sensibili al contesto sociale è uno strumento indispensabile per la preparazione e la gestione delle pandemie presenti e future. La vicenda di Delta ci ricorda che la chiarezza e la responsabilità nella comunicazione sono componenti essenziali dell’arsenale di sanità pubblica.
FAQ sul perché si chiama variante delta
Perché la variante B.1.617.2 è stata chiamata “Delta”?
È stata chiamata “Delta” perché era la quarta variante classificata come “Variante di Preoccupazione” (VOC) dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L’OMS aveva introdotto un sistema di denominazione basato sull’alfabeto greco, assegnando le lettere in ordine sequenziale (Alfa, Beta, Gamma, Delta…) alle varianti man mano che venivano designate come VOC o VOI (Variante di Interesse). Essendo la quarta VOC, a B.1.617.2 è toccata la quarta lettera, Delta.
Chi ha deciso di usare l’alfabeto greco per i nomi delle varianti?
È stata l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L’OMS ha convocato un gruppo di esperti internazionali, inclusi virologi, esperti di nomenclatura, ricercatori e autorità sanitarie, per sviluppare un sistema di denominazione semplice e non stigmatizzante. Hanno scelto l’alfabeto greco dopo aver considerato diverse opzioni.
Perché era necessario un nuovo sistema di denominazione?
C’erano due problemi principali con i nomi usati in precedenza. I nomi scientifici (come B.1.617.2 del sistema Pango) erano troppo complessi e difficili da usare per il pubblico e i media. Di conseguenza, si tendeva a usare i nomi dei luoghi dove le varianti erano state rilevate per la prima volta (es. “variante indiana”), ma questo causava stigmatizzazione e discriminazione. L’OMS voleva un sistema facile da usare e neutro.
Perché si chiama variante delta e cosa sono le “Varianti di Interesse” (VOI) e le “Varianti di Preoccupazione” (VOC)?
Sono classificazioni usate dall’OMS per indicare il livello di rischio di una variante. Una VOI ha mutazioni che potrebbero influenzare caratteristiche come trasmissibilità o gravità e mostra una certa diffusione. Una VOC, oltre a soddisfare i criteri VOI, ha dimostrato di essere associata a un aumento della trasmissibilità, della gravità o a una riduzione dell’efficacia di vaccini/terapie, rappresentando un rischio significativo per la salute pubblica globale. Solo le varianti designate VOI o VOC ricevevano una lettera greca.
I nomi greci hanno sostituito i nomi scientifici come B.1.617.2?
No. L’OMS ha specificato che le lettere greche erano destinate alla comunicazione pubblica per semplicità e per evitare stigma. I nomi scientifici (Pango, Nextstrain, GISAID) sono rimasti essenziali per la comunità scientifica perché contengono informazioni dettagliate sull’evoluzione e le mutazioni del virus.
Cosa ha reso la variante Delta (B.1.617.2) una “Variante di Preoccupazione”?
La variante Delta è stata classificata come VOC principalmente per la sua nettamente maggiore trasmissibilità rispetto alle varianti precedenti, inclusa Alfa. Questa maggiore trasmissibilità era legata a mutazioni chiave nella proteina spike, come L452R, T478K e P681R, che miglioravano la capacità del virus di legarsi alle cellule umane e di entrarvi. Mostrava anche una parziale capacità di eludere la risposta immunitaria e c’erano indicazioni iniziali di un possibile aumento della gravità della malattia.
Perché l’OMS ha smesso di assegnare nuove lettere greche dopo Omicron?
Dopo Omicron (designata a novembre 2021), l’OMS non ha assegnato nuove lettere greche nonostante l’emergere di molte sotto-varianti (come BA.2, BA.5, XBB). Tutte queste varianti successive sono state considerate discendenti di Omicron dal punto di vista evolutivo. Sebbene scientificamente corretto, questo ha reso la comunicazione più complessa, poiché il termine generico “Omicron” non descriveva adeguatamente le differenze tra le sotto-varianti circolanti.
Il sistema di denominazione con l’alfabeto greco è stato utile?
Sì, durante il periodo critico dominato dalle varianti Alfa, Beta, Gamma e Delta, il sistema ha avuto successo. Ha fornito un linguaggio comune, facile da usare e neutro, facilitando la comunicazione pubblica globale e riducendo la stigmatizzazione geografica. Tuttavia, ha mostrato dei limiti nel gestire la rapida diversificazione vista con Omicron e le sue sotto-varianti