Una via di mezzo tra Indiana Jones e 007, scopriamo i mille volti di Lawrence d’Arabia attraverso l’articolo “La spia che viaggiava troppo” di Matteo Liberti, tratto dagli archivi di Focus Storia.. Giramondo. L’ultimo mezzo di trasporto che usò fu la motocicletta: una Brough Superior SS100 in sella alla quale, nel maggio 1935, andò incontro alla morte. In precedenza, aveva però utilizzato ogni tipo di veicolo, tra aeroplani, automobili, biciclette, treni e dorsi di cammello. La cosa importante era che gli consentissero di muoversi velocemente, prima in Europa e poi in Medio Oriente, dove completò gli studi. Tornerà qui da adulto, guadagnandosi sul campo di battaglia l’aura del mito.. Figura leggendaria. Stiamo parlando di Lawrence d’Arabia (1888-1935), all’anagrafe Thomas Edward Lawrence, poliedrica figura di agente segreto, archeologo, condottiero, soldato e scrittore il cui nome è legato soprattutto alla “rivolta araba” che tra il 1916 e il 1918 scosse l’Impero ottomano, offrendogli l’opportunità di conoscere luoghi esotici e vivere incredibili avventure poi narrate nell’opera autobiografica I sette pilastri della saggezza (nonché rievocate nel 1962 dal kolossal Lawrence of Arabia). Ma da dove inizia il viaggio di questo fascinoso personaggio storico?. STUDI ITINERANTI. Thomas Edward venne alla luce il 16 agosto 1888 a Tremadog, una cittadina a pochi chilometri dalla costa orientale gallese. Suo padre era l’aristocratico anglo-irlandese sir Thomas Robert Tighe Chapman, mentre sua madre, governante e amante di quest’ultimo, era la scozzese Sarah Junner Lawrence. È dunque da lei che il ragazzino, minuto ed esile, biondo di capelli, chiaro di carnagione e con due grandi occhi azzurri, prenderà il cognome.
Nel 1896 il ragazzo si trasferì con i genitori a Oxford, dove frequentò il liceo, mostrando grande passione per l’archeologia e la storia, e poi l’università: il prestigioso Jesus College di Oxford (1907-1910).. Fascino esotico. Qui scoprì l’interesse per l’Oriente, stimolato dall’eclettico studioso David George Hogarth (1862-1927), illustre archeologo, nonché collaboratore dei servizi segreti inglesi. Oltre all’amore per lo studio, Lawrence mostrò fin da subito una forte indole da viaggiatore che gli fece percorrere migliaia di chilometri in bicicletta e a piedi tra l’Inghilterra e la Francia. Poi, in vista della tesi di laurea, dedicata ai castelli crociati, fu invitato da Hogart a ultimare gli studi sul campo, visitando Palestina, Giordania e Siria, i cui territori all’epoca erano sotto il controllo dell’Impero ottomano.
«Percorse il Vicino Oriente in lungo e in largo, scattando fotografie, eseguendo schizzi sui propri taccuini e confrontandosi con la gente», scrive lo storico Franco Cardini, autore del saggio Lawrence d’Arabia (Sellerio). Nel frattempo entrò in contatto con l’intelligence britannica, iniziando così in parallelo il mestiere d’informatore, o “spia” che dir si voglia.. RIVOLTA NEL DESERTO. Rientrato in Inghilterra, Lawrence si unì ad altre spedizioni archeologiche nel Vicino Oriente e in Egitto. Nel 1914 venne arruolato dall’esercito britannico per compiere alcuni lavori cartografici (spostandosi dal Cairo all’odierno territorio israeliano). Finché, con lo scoppio del primo conflitto mondiale, gli furono assegnate specifiche operazioni d’intelligence nell’Hegiaz, regione della Penisola arabica affacciata sul Mar Rosso. Qui nel giugno 1916 deflagrò la cosiddetta rivolta araba, che puntava all’indipendenza delle piccole realtà locali dall’Impero ottomano.. Ad avviarla fu al-Husayn ibn Ali, sharif della Mecca (sorta di governatore e leader religioso), aizzato dagli inglesi stessi, che volevano minare il potere degli Ottomani, loro nemici nel conflitto in corso. La promessa fatta agli arabi dai diplomatici di Londra era che, in cambio della collaborazione offerta, dopo la guerra avrebbero goduto dell’indipendenza. «La propaganda britannica prospettò al mondo arabo la nascita di una “Grande Arabia” che unisse tutte le genti arabe, dalla Mesopotamia alla penisola arabica fino all’Egitto», sottolinea Cardini. «Per spingere le tribù alla ribellione contro gli Ottomani era necessario promuovere un sentimento nazionale e un’idea di patria, che per queste genti rappresentava qualcosa di nuovo».. La grande illusione. A plasmare il nazionalismo arabo, stimolando il superamento delle antiche rivalità tribali in nome di un sogno comune, ci pensò proprio Lawrence, inviato in loco come ufficiale di collegamento data la sua conoscenza della cultura e della lingua araba. I suoi accorati discorsi sui concetti di libertà e d’indipendenza non tardarono a fare proseliti. Fecero presa in particolare su Faysal (1885-1933), uno dei figli dello sharif al-Husayn ibn Ali, pronto ad assumere le redini della rivolta al fianco dello stesso Lawrence.
In qualità di consigliere militare, insegnò agli arabi tecniche di guerriglia e pianificò azioni di sabotaggio alle linee ferroviarie nemiche, ottenendo nel 1917 il primo successo bellico: la conquista dello strategico porto di Aqaba, sul Mar Rosso. Da qui, assuefatto allo stile di vita beduino, Lawrence si mosse col suo esercito attraverso il deserto del Wadi Rum. In autunno partecipò alla conquista di Gerusalemme e l’anno dopo a quella di Damasco, impresa con cui terminò la rivolta che aveva fomentato.. PROMESSE INFRANTE. I successi ottenuti sul campo valsero a Thomas Edward i gradi di tenente colonnello e il celebre epiteto di Lawrence d’Arabia. Solo che la vittoriosa campagna militare che l’aveva visto protagonista non portò né all’indipendenza degli arabi né alla nascita di una nazione tutta loro.
Bottino di guerra. Al contrario, in base a un patto segreto del 1916 (accordo Sykes-Picot), dopo la guerra le due grandi potenze coinvolte nello scacchiere mediorientale, Regno Unito e Francia, si spartiranno il controllo degli ex territori ottomani. Gli inglesi otterranno un mandato sull’Iraq, la Palestina e la Transgiordania, ai francesi spetteranno il Libano e la Siria. Crucciato dal fallimento del disegno per cui aveva combattuto e dalle promesse non mantenute nei confronti degli arabi, Lawrence rifiutò tutti gli onori offertigli dalla Corona inglese, tra cui il ruolo di viceré in India e l’ambita “Victoria Cross”, la più alta onorificenza militare britannica.. Doppio gioco. «Dopo l’avventura nel deserto, Lawrence dovette elaborare i propri rimpianti e sensi di colpa per la mancata unità del mondo arabo nonché per il fatto di essere stato, se non protagonista, almeno complice di un “doppio gioco” a danno della causa araba», spiega Cardini. Lawrence si isolò e si dedicò alla scrittura dei Sette pilastri della saggezza, libro di memorie in cui, con un velo di amarezza, ripercorse le avventure vissute.
Il libro contribuirà alla nascita del suo (pur ambiguo) mito, ma a garantirgli la popolarità ci pensò il giornalista americano Lowell Thomas (1892-1981), che dopo averlo conosciuto durante la rivolta araba ne divenne il biografo, raccontando le sue gesta in una serie di articoli confluiti nel libro With Lawrence in Arabia.. CRISI D’IDENTITÀ. Le delusioni produssero in Lawrence una vera crisi d’identità. Tanto che nel 1922 (anno in cui terminò I sette pilastri), tornando a operare in ambito militare, come aviere della Royal Air Force (Raf), si nascose dietro il nome di John Hume Ross, salvo poi, venuta a galla la verità, ribattezzarsi Thomas Edward Shaw. La nuova esperienza nelle forze armate fu segnata da alti e bassi, ma gli diede l’opportunità di compiere ulteriori viaggi in Oriente (tra il 1926 e il 1928 operò in India, probabilmente con nuovi compiti di spionaggio). In parallelo, non smise mai l’attività letteraria, pubblicando nuove memorie oltre a cimentarsi nella traduzione dell’Odissea in inglese.. Addio alle armi. Nel 1935 diede l’addio definitivo alla Raf, e a quel punto il controverso eroe si ritirò a vita privata a Clouds Hill, una località nella contea del Dorset (Inghilterra meridionale). Qui iniziò a divertirsi girando la zona a bordo delle sue amate motociclette (ne aveva una piccola collezione).. Ultima sbandata. Una passione che gli costò la vita, il 13 maggio di quell’anno. «Mentre rientrava da un giro mattutino, subì il più banale degli incidenti: cercando di evitare due ciclisti apparsi d’improvviso, sbandò e finì contro un albero, entrando in coma per poi spirare il 19 maggio», racconta Cardini. Intorno alla sua tragica fine nacquero le voci più disparate.
Quel che è certo è che il suo corpo trovò sepoltura nel vicino villaggio di Moreton, mentre nei pressi del luogo dell’incidente (oggi contrassegnato da una lapide), nella chiesa di St. Martin’s, fu collocato nel 1939 un cenotafio con la sua effige, nella quale Lawrence appare vestito alla maniera araba, proprio come sarebbe piaciuto a lui.
Lawrence d’Arabia fu un archeologo, uno scrittore, un tenente colonnello, un agente segreto, ma soprattutto un infaticabile globetrotter. Rischiò la vita in giro per il mondo, ma morì in sella alla sua motocicletta.