Lei a correre vorticosamente al parco con il labrador, polpaccio guizzante eventualmente tatuato che stantuffa, guinzaglio arrotolato intorno ai fianchi a mo’ di lazo, orologio contapassi al polso, cane galoppante al seguito, impavida cowgirl da giardinetti, fango e sudore all’alba. Lui languidamente adagiato sul divano con il gatto. Il contaminuti che trilla quando il muffin alle superbacche è pronto. Ciò che sembrava un sospetto, una battuta maligna per cinici che odiano Pongo e Peggy, gli animali-Cupido e i cartoni Disney, si sta rivelando una certezza: è più facile trovare un uomo a un corso di stencil che in un’area cani, dove i maschi con pastore tedesco e frisbee sono razza estinta. in quelle che un tempo erano riserve di pesca per ragazze, guinzagli- lenza con carlino-esca, ormai germogliano solo cameratesche amicizie tra signore dotate di cani grossi quanto i loro suv. C’è stato un testacoda: lui gattaro, lei dog-addicted. Catwoman butta la maschera e spunta la donna che sussurra ai molossi (ma la tutina nera aderentissima si ricicla per il running all’Idroscalo di Milano con il pitbull).
Cadono gli stereotipi: il macho resta tale anche col micio, specie se lo ostenta tra bicipiti villosi e ben scolpiti. lo dimostra il successo, per esempio, di “hotdudeswithkittens” su instagram, ritratti di giovanotti con micetti e pettorali in bella vista (192mila follower), o iniziative editoriali come Men & Cats, libro tratto dal blog Des Hommes et des Chatons: foto che accostano con graffiante malizia “uomini sexy e adorabili gatti”. Men with Cats del fotografo david Williams, uscito il febbraio scorso, è entrato nella lista dei bestseller del New York Times. In uscita ci sono due film, A spasso con Bob (storia di un gattaccio di strada che aiuta un ragazzo allo sbando a uscire dal tunnel) e Nine lives, con Kevin Spacey intrappolato nella pelliccia di un felino parlante.
E se in italia la pubblicità, a parte qualche caso isolato, resta ancorata al binomio persiano sinuoso-femmina felpata, all’estero spuntano spot in controtendenza. In Inghilterra una nota marca di pet food mostra il seduttore di turno che torna a casa avvinghiato a una donna discinta: i due si abbracciano in anticamera, i vestiti volano per terra. Poi, da sopra la spalla, lui coglie lo sguardo perforante del gatto davanti alla ciotola vuota. Un miao lo rimette sull’attenti. Mla la ragazza seminuda e si precipita in cucina ad aprire scatolette. Vince la bestia. La bella, soffiando di rabbia, se ne va. Qui, invece, banderas può dialogare impunemente con una gallina ma il micetto, se sei un sex symbol, resta tabù.
«Basta con il solito abbinamento donna più gatto, è uno stereotipo indifendibile», protesta Giorgio Pirazzini, 38 anni, scrittore e pubblicitario trapiantato a parigi, autore di Gattoterapia (Baldini & Castoldi). Nel romanzo, un pubblicitario in crisi sopraffatto da una moglie di successo ritrova se stesso grazie al rapporto con un felino più efficiente di qualunque life coach. «Distacco. Eleganza. Autocontrollo. I gatti hanno moltissimo da insegnare a noi uomini» argomenta. «Sono il segnale di una svolta più intimista e riflessiva dei maschi, più inclini a riscoprire il privato, a stare in casa. magari a cucinare, come il protagonista del libro. Con un felino accanto che lo rimette in sesto». Intanto, le strade si riempiono di donne con grappoli di cani al guinzaglio. e non sono più solo chihuahua alla Paris Hilton. Pirazzini sottoscrive l’ascesa della taglie Xl: «testimonial di una donna sempre più autonoma e forte, che chiusa in casa c’è stata fin troppo».
Paola Daffunchio, istruttore, allevatrice di golden retriver e samoiedo, e fondatrice della scuola di formazione cinofila “Il Biancospino”, attribuisce il successo del “cane di misura”, come dicono gli esperti, all’affermarsi di una donna sempre più “active”, indipendente, che ama la vita all’aria aperta. non solo cuccioli-figli da coccolare.
«Il cane è percepito come un compagno con cui andare in giro, divertirsi, prendersi del tempo per se stesse. È un catalizzatore sociale. E poi c’è il fattore sicurezza. Un conto è scendere in strada alle dieci di sera con un barboncino, un altro con un animale di 40 chili accanto». Che però, soprattutto se pesa quanto te e tira come un cavallo, va addestrato. Così è boom di presenze femminili ai corsi di educazione canina. Metodo gentile, ma levatacce irritanti. Lui, intanto, sta a letto a guardare il basket con un gatto, ultrapiatto quanto il maxischermo tv, spalmato sul petto.
A volte le fidanzate vanno, i gatti restano. C’è chi un giorno scopre l’amico single, più o meno di ritorno, che soppesa scatolette al pet market. Visto il suo siamese? Guarda, l’ha messo su facebook. E sul salvaschermo del tablet. E sul telefono. A proposito, tonnetto con spigola o pollo e gamberetti? Compagno di intellettuali, artisti e spiriti creativi (vedi i gatti a sei dita di Hemingway), il felino pour homme è ormai entrato nella quotidianità del maschio qualunque. Incline all’indoor e a una certa pigrizia, anche sentimentale. «Il mio gatto fa quello che vorrei fare io, ma con meno letteratura» sosteneva Ennio Flaiano. E un uomo, appunto, trova sempre qualcosa da imparare. Per esempio a svanire nel nulla come lo Stregatto di Alice, con un sorriso soave (perfettamente addestrato, metodo gentile) davanti alla donna dotata di cane.
iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA
L’articolo Il gatto? È lui (e non il cane) il miglior amico dell’uomo sembra essere il primo su iO Donna.
Lei a correre vorticosamente al parco con il labrador, polpaccio guizzante eventualmente tatuato che stantuffa, guinzaglio arrotolato intorno ai fianchi a mo’ di lazo, orologio contapassi al polso, cane galoppante al seguito, impavida cowgirl da giardinetti, fango e sudore all’alba.
L’articolo Il gatto? È lui (e non il cane) il miglior amico dell’uomo sembra essere il primo su iO Donna.