Molto prima della scoperta dell’agricoltura (avvenuta circa 10 mila anni fa) l’uomo di Neanderthal era in grado di ricavare la farina dai cereali selvatici. Lo testimonia un pestello, datato 43 mila anni fa, trovato a Riparo Bombrini, una grotta dell’area archeologica dei Balzi Rossi (Imperia). Il pestello veniva usato nel periodo musteriano, un’epoca del Paleolitico medio in cui l’uomo di Neanderthal fabbricava prevalentemente attrezzi di selce, e costituisce il più antico esempio di utensile per la produzione di farina.
Mille anni dopo, i primi Homo sapiens perfezionarono nella stessa località ligure il pestello, che ricomparve poi, in due esemplari di 39 mila anni fa, in una delle grotte di Castelcivita, ai piedi del Massiccio degli Alburni (Salerno), a più di 1.000 km di distanza dai Balzi Rossi.. Tracce inconfondibili. Lo studio, frutto di una ricerca internazionale coordinata dall’Istituto italiano di preistoria e protostoria che ha coinvolto i ricercatori delle Università di Genova, Firenze, Siena, Bologna, Nicosia e Montreal, pubblicato su Quaternary Science Reviews presenta cinque strumenti in pietra, che rivoluzionano l’idea proposta dagli storici, finora, sui cacciatori-raccoglitori preistorici. Granuli di amido con morfologie diverse, infatti, sono stati trovati sulla superficie di macine e pestelli in entrambi i siti, a testimonianza dell’uso di diverse piante, compresi cereali selvatici, da parte dei Neanderthal e dei primi Homo sapiens arrivati in Europa.. Con la farina nel sacco. Trasformare i cereali in farina, facilitava il trasporto di cibo e la sua conservazione, oltre a offrire la possibilità dicuocere pane (probabilmente ancora non lievitato), minestre e polenta di semola.. Questo ritrovamento stravolge la visione classica del Neanderthal che gli storici ci hanno proposto finora: un grande consumatori di carne, in una terra coperta dai ghiacci. In realtà le popolazioni di Neanderthal erano sparse su un territorio vastissimo e si diversificavano molto fra loro. Per esempio, quelli che abitavano la Penisola Iberica consumavano molluschi e crostacei, e diverse specie di vegetali, come i neanderthaliani italici. Nei periodi interglaciali, quando il clima si faceva temperato, soprattutto nel Sud Europa, quasi tutti erano meno dipendenti dalla caccia e integravano la loro dieta con i vegetali.. Altro che Natufiani… L’uso di macine e pestelli finora veniva fatta risalire ai Natufiani, cacciatori-raccoglitori della Palestina e della Cisgiordania che, già 14.500 anni fa, sapevano trasformare i cereali selvatici in farina. Un’abilità che consentì loro di fondare insediamenti stabili, pur non conoscendo ancora pratiche agricole, come la zappatura e la semina.. Retrodatato. Ora, invece, la scoperta degli attrezzi da “panificatori preistorici” trovati nei due siti, ligure e campano, strappano il primato di mugnai alla cultura natufiana e portano indietro nel tempo, in un periodo compreso fra i 43 mila e 39 mila anni fa, un’abilità che rese l’alimentazione umana più completa e versatile..
La farina del Neanderthal: un pestello ritrovato nel sito archeologico dei Balzi Rossi (IM) permette di retrodatare l’usanza di macinare i cereali a 30 mila anni prima della scoperta dell’agricoltura.