Tutto ebbe inizio con il “Progetto Manhattan”: un gruppo di scienziati, finanziati dagli Stati Uniti, smaniosi di arrivare prima dei nazisti alla creazione di un ordigno nucleare, studiò la prima bomba atomica. A coordinare il progetto fu chiamato Julius Robert Oppenheimer, il fisico statunitense a cui è dedicato il film Oppenheimer di Christopher Nolan. Con l’articolo “E se non avessimo inventato l’atomica” di Matteo Liberti, tratto dagli archivi di Focus, abbiamo provato a immaginarci con l’aiuto di storici ed esperti di geopolitica, cosa sarebbe successo se non ci fosse stata la frenetica corsa agli armamenti che portò all’invenzione dell’ordigno nucleare.. Il primo test. 16 luglio 1945, deserto della Jornada del Muerto (Nuovo Messico), ore 5:29: l’orizzonte è squarciato da una nube infuocata a forma di fungo, generata dall’esplosione del primo ordigno nucleare della Storia, made in Usa. È un test, ma tra il 6 e il 9 agosto, nelle fasi finali della Seconda guerra mondiale, si passa alla pratica, con il lancio di due bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki.
Segue la resa nipponica e l’ascesa degli Usa a potenza egemone nello scacchiere mondiale, ruolo peraltro conteso con l’Urss, l’Unione Sovietica, pure lei vincitrice del conflitto. I successivi equilibri di potere tra le due superpotenze saranno quindi dettati dalla minaccia di un nuovo ricorso all’atomica (dal 1949 in mano anche ai sovietici) in quella che diverrà nota come “Guerra Fredda”. Ma senza ordigni nucleari, come sarebbero andate le cose? E quali equilibri mondiali avremmo oggi? Per rispondere, bisogna innanzitutto tornare all’estate 1945.. ESITO (QUASI) SCONTATO. Quando piovvero le bombe su Hiroshima e Nagasaki, la guerra appariva segnata: fascismo e nazismo erano caduti e gli alleati, col decisivo supporto sovietico, avevano ormai sotto controllo l’Europa. A combattere, tra le potenze dell’Asse “Roma-Berlino-Tokyo”, rimaneva solo il Paese del Sol Levante, coinvolto in un cruento scontro con gli Usa nell’area del Pacifico.. A porvi fine fu appunto l’atomica, ma gli americani avevano già pronto un piano d’invasione via terra (Operazione Downfall) e la stessa Unione Sovietica, l’8 agosto 1945, aveva dichiarato guerra al Giappone. «In una realtà alternativa, senza bomba, il conflitto avrebbe quindi visto in ogni caso i giapponesi alzare bandiera bianca, ma verosimilmente qualche mese più tardi», spiega Federico Romero, professore dell’Università degli Studi di Firenze, esperto di Guerra Fredda e relazioni internazionali. «E il percorso verso la resa sarebbe stato comunque sanguinoso, forse quanto quello imposto dalle due atomiche».. Diamo i numeri. La guerra è un orrore che trasforma le sofferenze e le vite umane in cifre e calcoli. Seguendo la terribile logica dei numeri bellici, le due atomiche costarono la vita a circa 200.000 giapponesi, ma precedenti bombardamenti su Tokyo avevano mietuto altrettante vittime. Il prolungarsi della guerra, dunque, avrebbe paradossalmente potuto far arrivare la conta a milioni di caduti.
Non solo: se attaccato da Usa e Urss, il Giappone avrebbe rischiato di ritrovarsi poi diviso in due zone d’influenza. «L’improvviso uso dell’atomica da parte americana impedì però che alle operazioni contro i nipponici facesse in tempo a partecipare l’Urss, evento che avrebbe in effetti potuto delineare diversi equilibri nell’area», conferma Marilena Gala, professoressa dell’Università degli Studi Roma Tre ed esperta di politica internazionale ed era nucleare.. UNA GUERRA MENO “FREDDA”. La superiorità bellica acquisita dagli Stati Uniti con l’atomica durò fino al 1949, quando anche l’Unione Sovietica ebbe la sua bomba. Ne derivò un prolungato stato di tensione, ma senza la minaccia di tale arma si sarebbe giunti a un mondo diviso in due blocchi? «Probabilmente sì: nello scenario del dopoguerra si sarebbe comunque creata una spaccatura tra la superpotenza americana e quella sovietica, poi estesa militarmente a quella tra Nato e Patto di Varsavia. La contrapposizione scaturiva d’altronde da profonde diversità ideologiche e dalla difficoltà nell’individuare soluzioni condivise nello scenario europeo, soprattutto circa il futuro della Germania, dal 1949 divisa in due», racconta Romero.. Tutta propaganda? La Guerra Fredda, combattuta in larga parte sul piano propagandistico e tecnologico (per esempio attraverso la corsa allo Spazio), fu dunque il frutto di più fattori indipendenti dall’atomica. Peraltro, se la presenza della bomba non impedì lo svolgersi di scontri bellici “convenzionali” in più aree del globo, spesso pilotati a distanza dalle due superpotenze, fece sì che americani e sovietici non s’impegnassero mai gli uni contro gli altri. «Senza la bomba, è invece possibile che la contrapposizione Usa-Urss si traducesse in aperti conflitti, mentre la minaccia di un olocausto nucleare indusse i due Paesi ad alzare il livello dello scontro soprattutto sul piano della propaganda», spiega Gala.. Pace armata. Dallo spauracchio di una “distruzione mutua assicurata”, come si usava dire, derivò la cosiddetta “deterrenza nucleare”. In sostanza, il timore di una guerra atomica, dissuadendo i contendenti dall’attaccarsi (essi si lanciarono comunque in una frenetica corsa agli armamenti, per essere sempre un passo avanti), si tradusse in una sorta di “pace armata”.. Armi alternative. Ma senza ordigni nucleari, tale deterrenza avrebbe potuto essere affidata ad altri fattori? «È difficile credere che, in epoca di Guerra Fredda, la deterrenza nucleare potesse essere sostituita da iniziative politiche che prescindessero del tutto dalla minaccia delle armi: anziché lo spauracchio dell’atomica vi sarebbe stato forse quello di altri armamenti, in primis batteriologici e chimici», ipotizza Gala. «D’altronde, l’essere umano ha sempre teso a costruire strumenti di morte più incisivi e distruttivi, e il fenomeno della deterrenza, per quanto eticamente esecrabile, appare connaturato alla stessa irrazionalità umana».. Lo spauracchio della guerra. A impedire lo scontro tra superpotenze, contribuirono dagli anni Sessanta le iniziative politiche di ambedue le parti. «Dopo la crisi dei missili di Cuba del 1962, Usa e Urss hanno lavorato al meglio per ottimizzare l’efficacia della deterrenza (mentre oggi molti leader politici appaiono assai meno cauti), siglando tra l’altro vari accordi per porre dei limiti alle armi atomiche», afferma Romero. «Ma anche laddove l’atomica non fosse esistita, la prospettiva di una Terza guerra mondiale sarebbe stata poco allettante per tutti».. Quale PROGRESSo? Nell’ipotizzare la “non nascita” delle armi atomiche, è difficile supporre che i processi della fisica nucleare non venissero usati per altri scopi, in primis per produrre energia. Senza l’accelerazione impressa dalla corsa agli armamenti e gli enormi investimenti economici nella ricerca scientifica bellica, alcune tecnologie sarebbero arrivate dopo, ma sarebbero comunque arrivate.
Gli studi sulla bomba sono infatti connessi alle conoscenze sui semiconduttori e i progressi in campo elettronico e informatico sono alla base del perfezionamento di strumenti digitali come i Pc e gli smartphone. Per non parlare di alcune apparecchiature mediche e delle reti di comunicazione, incluso Internet. «Tali tecnologie sarebbero probabilmente nate in ogni caso, ma forse con tempi più lenti», conviene Gala. «Peraltro, se le scoperte sull’energia nucleare fossero giunte in epoca non bellica, le ricadute avrebbero potuto investire fin da subito, in modo più incisivo, il campo civile invece che quello militare».. Investimenti a uso civile. Se la spesa americana per gli armamenti nucleari durante la Guerra Fredda, stimata in oltre 5mila miliardi di dollari, fosse stata destinata fin da subito allo sviluppo di tecnologie civili è lecito pensare che avremmo avuto prima sia le centrali nucleari per la produzione di energia (le prime sono degli anni Cinquanta) sia varie innovazioni digitali. «Lo stesso sviluppo di Internet, che ha beneficiato negli anni Ottanta delle decine di miliardi di dollari investiti dagli Usa nel programma di difesa Strategic Defense Initiative (noto come “scudo spaziale”) sarebbe per esempio potuto avvenire prima», specifica l’esperta. Lo stesso vale per altri campi come quello medico, aerospaziale o – prescindendo in tal caso dal ricorso diretto all’energia nucleare – delle fonti rinnovabili.. Nucleare e cultura pop. Senza gli investimenti sull’atomica, insomma, avremmo potuto essere tecnologicamente più arretrati, ma se tali soldi fossero stati dirottati su altro, l’innovazione tecnologica sarebbe potuta essere più rapida. Ciò che senza armi nucleari sarebbe di certo venuto meno, invece, è l’impatto che la minaccia atomica, tenendo il mondo col fiato sospeso, ha avuto sulla psiche collettiva e, di conseguenza, sulla cultura popolare.
Così, a fronte di una maggior serenità mentale, oggi non avremmo brani musicali o film ispirati dalla paura di un conflitto nucleare. Non potremmo quindi ascoltare canzoni come Enola Gay (Orchestral Manoeuvres in the Dark, 1981), Two Suns in the Sunset (Pink Floyd, 1983) o Vamos a la playa (Righeira, 1983) e, al cinema, oltre a veder mutare molte trame dei vari 007 e Mission Impossible non avremmo visto pellicole come Hiroshima mon amour (1959), Il dottor Stranamore (1964) e The Day After (1983).. E OGGI? Rimanendo in ambito geopolitico, senza deterrente nucleare quali sarebbero gli odierni rapporti tra Usa e Russia, “erede” dell’Urss? A seguito del conflitto in Ucraina, i due Paesi sarebbero entrati in guerra? «Venendo ai giorni nostri, le variabili si moltiplicano rendendo acrobatico ogni ragionamento, ma ipotizzando che senza bomba tutto fosse andato alla stessa maniera, è lecito pensare che una Russia priva di atomica sarebbe oggi assai vulnerabile e quindi oggetto, se non di aggressione diretta, di maggiori pressioni diplomatiche da parte occidentale», suggerisce Federico Romero.. La Russia e l’atomica. In breve, senza atomica i russi non avrebbero oggi in mano una preziosa “assicurazione sulla vita”. «La Russia è percepita come una grande potenza proprio perché dispone degli ordigni nucleari ereditati con l’arsenale sovietico, altrimenti, persa la forza trainante dell’ideologia comunista, sarebbe vista come una nazione arretrata», rimarca Gala.. L’ora X. Un’ultima, inquietante curiosità: nel 1947 il rischio di una guerra nucleare trovò sintesi grafica nel cosiddetto “orologio dell’apocalisse”, schema in cui la mezzanotte indicava la fine del mondo e la lancetta era posta, simbolicamente, a sette minuti da tale ora fatale. Ebbene, nel tempo si sono registrate varie oscillazioni avanti e indietro in base alle tensioni internazionali (frattanto, altri Paesi si sono dotati dell’atomica), e oggi, sebbene la Guerra Fredda sia finita da un pezzo, tale lancetta si trova a meno di due minuti dall’ora X: più vicina che mai all’apocalisse..
Il film Oppenheimer, sugli scienziati che lavorarono al Progetto Manhattan, suggerisce una riflessione sulla bomba atomica: come sarebbe stato il mondo senza armi nucleari?