La copertina del primo numero di Physics Today, tra i periodici più importanti al mondo per la fisica dal 1948 a oggi, presentava una foto del cappello di J. Robert Oppenheimer appoggiato su un ciclotrone (una macchina usata per accelerare fasci di particelle). Il fisico americano era così famoso che non aveva bisogno di mostrare la sua faccia per essere “riconosciuto”.
Eppure la sua enorme fama non gli evitò di essere ostracizzato e (temporaneamente) disonorato, a dispetto della solidarietà della comunità scientifica. Vediamo perché attraverso l’articolo “L’uomo che creò la bomba” di Elisa Venco, tratto dagli archivi di Focus Storia.. Novello Prometeo. Colui che era noto come il “padre della bomba atomica”, dopo la fine della Seconda guerra mondiale divenne uno scienziato perseguitato, come Galileo (non a caso Bertolt Brecht si ispirò alla sua vicenda per riscrivere il suo testo teatrale Vita di Galileo). Anzi, più precisamente, secondo Kai Bird e Martin Sherwin, vincitori del premio Pulitzer per il saggio American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer, su cui è basato il film di Christopher Nolan al cinema, Oppenheimer fu un novello Prometeo: qualcuno cioè che, come l’eroe della mitologia greca, punito per aver donato agli uomini il fuoco, pagò il fatto di aver consegnato all’umanità un’invenzione che avrebbe cambiato il corso della Storia.. Bambino prodigio. Nato nell’aprile del 1904 a New York da una famiglia tedesca di origine ebraica, sin da bambino Robert spiccava per intelligenza e interessi, dalla scienza alla poesia, dalle lingue straniere (ne imparò sei, incluso il sanscrito) alla mineralogia, di cui divenne così esperto che fu ammesso al Mineralogical Club di New York all’età di 12 anni. Nel 1925 conseguì una laurea in fisica ad Harvard, seguita da un dottorato a Gottinga (Germania) nel 1927. Rientrato negli Usa nel 1929, dopo aver assistito all’ascesa di Hitler in Europa – ma anche alla rovina portata agli americani dalla Grande depressione – fece amicizia con alcuni membri attivi del Partito comunista, come Katherine “Kitty” Puening, studentessa radicale di Berkeley che nel 1940 sarebbe diventata sua moglie (ma la vita amorosa dello scienziato fu sempre piuttosto vivace).. TERRIBILE ARITMETICA. Prima delle nozze, nel laboratorio di fisica di Berkeley, Oppenheimer collaborò con Ernest Lawrence, l’inventore del ciclotrone, premio Nobel nel 1939. In quello stesso anno, il giorno in cui Hitler invadeva la Polonia dando inizio alla Seconda guerra mondiale, Oppenheimer e il collega Hartland Snyder pubblicarono quello che il fisico e storico della scienza Jeremy Bernstein definirà “uno dei più grandi articoli della fisica del ventesimo secolo”. In esso i due autori si chiedevano cosa sarebbe successo a una stella massiccia che avesse iniziato a consumarsi, avendo esaurito il suo carburante: basandosi sulla teoria della relatività generale di Einstein, sostenevano che essa sarebbe stata schiacciata da una tale “singolarità” che nemmeno le onde luminose sarebbero state in grado di sfuggire all’attrazione della sua gravità.. Lo studio poneva le basi per la teoria dei buchi neri, che tuttavia fu compiutamente formulata solo trent’anni più tardi. Va detto, però, che gli articoli scritti da Oppenheimer erano difficili da comprendere anche per gli esperti: usava formule matematiche complesse per dimostrare i principi fisici, ma a volte commetteva errori, probabilmente per la fretta. “La sua fisica era buona”, commentò una volta il suo coautore Snyder, “ma la sua aritmetica era terribile”.. IL PROGETTO MANHATTAN. Dopo l’invasione della Polonia, Albert Einstein, Leó Szilárd e altri fisici emigrati negli Stati Uniti scrissero una lettera al presidente Roosevelt per avvertirlo che la Germania avrebbe potuto sviluppare bombe atomiche, e suggerivano che gli Stati Uniti avrebbero dovuto precederli. Oppenheimer fu scelto dal generale Leslie R. Groves per guidare il tentativo di bruciare i nemici sul tempo. Era il cosiddetto Progetto Manhattan, dal luogo dove erano ubicati gli uffici del Manhattan Engineer District, creato nel 1942.. Dream team. In qualità di direttore scientifico del laboratorio, la prima missione di “Oppie” fu il reclutamento delle menti più brillanti del Paese: Frank Biondi, Arthur Compton, Harold Urey, Enrico Fermi, Ernest Lawrence, Glenn Seaborg, Edwin McMillan, Emilio Segrè, Owen Chamberlain, Eugene Wigner, Schwinger, Richard Feynman, Hans Bethe, Luis Álvarez, James Rainwater, John van Vleck, Val Fitsch, William Fowler e Norman Ramsey (per citare soltanto i vincitori del Nobel). Il secondo obiettivo era realizzare una bomba atomica. In base agli studi condotti fino ad allora, sembravano esserci due possibili vie da percorrere: utilizzare l’uranio o il plutonio.. Test nucleare. Il team del Progetto Manhattan realizzò prototipi dei due tipi di bombe, che porteranno alla costruzione di “Little Boy”, un ordigno all’uranio fatto poi esplodere su Hiroshima, e di “Fat Man”, una bomba al plutonio con metodo a implosione, che fu sganciata sopra Nagasaki. Poiché questo tipo di arma non aveva precedenti, Oppenheimer ritenne necessario sperimentarla. Perciò il 16 luglio 1945, nel deserto di Alamogordo, vicino a Los Alamos, nel New Mexico, fu effettuato il cosiddetto Trinity Test, con una bomba al plutonio (“The Gadget”). Lo scoppio rilasciò l’energia di 21mila tonnellate di tritolo e il suo calore risultò così intenso che sciolse la sabbia nell’area circostante, creando un tipo di vetro verde leggermente radioattivo chiamato “trinitite”.. DILEMMA ETICO. Secondo varie testimonianze, dopo avere assistito all’esplosione Oppenheimer citò un testo sacro indiano, con queste parole: “Ora sono diventato Morte, il distruttore di mondi”. Alcuni degli scienziati che assistettero alla detonazione, incluso lui, si espressero in favore di un’esplosione dimostrativa della potenza della bomba che inducesse il nemico ad arrendersi, senza utilizzarla su civili.
Non furono ascoltati, ma dopo il doppio bombardamento atomico sul Giappone (circa 200mila morti subito, molti altri in seguito, per le radiazioni), si adoperarono perché non venissero più impiegate armi così devastanti. Nel 1945, sulla Saturday Review of Literature, Oppie scrisse che le armi nucleari erano strumenti “di aggressione, di sorpresa e di terrore” e l’atomica espressione dell'”inumanità e della cattiveria della guerra moderna”. La corsa alle armi atomiche tuttavia era appena cominciata.. NEL MIRINO DELL’FBI. Da qualche tempo, infatti, il fisico di origine ungherese Edward Teller lavorava a un’arma ancora più devastante: la bomba a idrogeno. Oppenheimer fu invitato a unirsi al progetto, ma rifiutò. Dal 1947 al 1952 il fisico guidò il Comitato generale di consulenza della Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti, spendendosi perché si arrivasse a un’intesa internazionale per la non proliferazione degli armamenti nucleari: “Se le armi atomiche entreranno a far parte degli arsenali delle nazioni, verrà un tempo che l’umanità maledirà i nomi di Los Alamos e di Hiroshima. I popoli del mondo dovranno unirsi o periranno tutti”, dichiarò.. Caccia alle streghe. Questa attività “pacifista” lo mise nel mirino del senatore Joseph McCarthy, ideatore di una caccia alle streghe finalizzata a epurare gli Stati Uniti dallo spettro del comunismo. Basandosi su vecchie carte dell’Fbi che documentavano le simpatie del fisico per gli ambienti antifascisti, sul suo rifiuto di collaborare alla realizzazione della bomba a idrogeno e sulla testimonianza sfavorevole di Teller, la commissione di indagine accusò lo scienziato di essere comunista e di aver passato segreti sulla bomba ai sovietici.. Accuse. Dal canto suo, Oppenheimer non resse bene gli interrogatori: nell’ottobre 1945 si comportò in modo così pietoso nell’ufficio del presidente Harry Truman da esserne definito “lo scienziato piagnucolone”. In realtà vere prove non ne esistevano. Come spiega Kai Bird, «gran parte delle prove negli archivi dell’Fbi erano contraddittorie. Se alcuni degli informatori affermavano che Oppenheimer era un comunista, altri lo negavano».
In ogni caso, nel 1954 al fisico fu vietato l’accesso alla Atomic Energy Commission “per ragioni di sicurezza nazionale”. La comunità scientifica allora insorse, riuscendo, nel giro di pochi mesi, a farlo confermare nell’incarico di direttore dell’Institute for Advanced Studies di Princeton, che mantenne fino alla morte, avvenuta nel 1967 a causa di un tumore alla gola.. Riabilitazione tardiva. Pochi anni prima, nel 1963, il presidente Lyndon Johnson gli aveva assegnato il premio Enrico Fermi per sancire una “riabilitazione” ufficiale. Ma solo 55 anni dopo la morte di Oppie, ossia nel dicembre 2022, la segretaria del dipartimento per l’Energia del governo Biden, Jennifer Granholm, ha dichiarato che la decisione del 1954 fu il risultato di un processo “che aveva dei difetti: con il passare degli anni sono emerse prove sui ‘preconcetti’ e sulla ‘scorrettezza’ dell’inchiesta su Oppenheimer, mentre al tempo stesso sono state ulteriormente rafforzate ‘le prove della sua lealtà e del suo amore’ per gli Stati Uniti”.. UBBIDIRE AI POLITICI. Il calvario di Oppenheimer dimostrava agli scienziati, come ha scritto il sociologo Daniel Bell, “che non potevano più dissentire dalla politica del governo. Da allora è prevalsa una visione limitata di come gli scienziati devono servire il loro Paese”. Eppure, a chi nei suoi ultimi anni chiedeva a Oppenheimer se volesse cambiare qualcosa del suo passato, il fisico rispondeva: “Ho fatto il mio dovere, che era di svolgere il lavoro che dovevo fare. A Los Alamos non ero nella posizione di prendere decisioni politiche. Avrei fatto qualunque cosa mi avessero chiesto di fare, perfino una bomba in una forma diversa, se avessi pensato che fosse stato tecnicamente possibile”..
Fra entusiasmo scientifico, accuse ingiuste e dubbi etici, Robert Oppenheimer è passato alla Storia come “padre della bomba atomica”. Ecco un ritratto del fisico protagonista dell’omonimo film.