di Paolo Menchi –
Dopo la parentesi del tentato colpo di stato dello scorso mese di giugno, effettuato dal generale Juan José Zuñiga, in Bolivia le notizie politiche sono, come accade da circa due anni, quasi sempre la cronaca della diatriba tra l’ex presidente Evo Morales e l’attuale mandatario Luis Arce, entrambi appartenenti allo stesso partito (il MAS, Movimiento al Socialismo)
Motivo del contendere la volontà di Morales di ricandidarsi nonostante la costituzione ed una pronuncia del Tribunal Constitucional risalente allo scorso mese di dicembre glielo impediscano a causa dei suoi precedenti mandati presidenziali.
E’ iniziata martedì scorso una “marcia per la pace” partita dalla località di Caracollo, nell’altipiano occidentale, che sta procedendo verso La Paz (190km) per contestare la politica del governo.
La manifestazione era stata promossa da Morales che però, sorprendendo tutti, aveva abbandonato la marcia, motivando la sua decisione con il desiderio di non personalizzare la protesta, visto che molti la chiamavano “la marcia di Evo”, indicando il popolo come il vero autore dell’iniziativa anti governativa ma anche per evitare, come stava succedendo, che venisse ritenuto colpevole degli incidenti che ogni tanto si sono verificati durante il tragitto, in particolare scontri con gli “arcisti” e blocchi stradali non autorizzati ed espressamente vietati dalla legge.
Successivamente, cedendo alle pressioni dei dirigenti della parte “evista” del MAS, Morales ha ripreso la marcia che si stima possa arrivare alla meta il 23 settembre.
L’ex Presidente ha intimato al governo di migliorare le gestione dell’economia affrontando il problema della mancanza di carburante e di dollari, della disoccupazione e dei salari bassi oltre ad accusarlo di non fare niente per combattere la corruzione, fenomeno molto radicato nel Paese, minacciando blocchi stradali.
Il governo ha bocciato la manifestazione definendola solo in mezzo escogitato da Morales per cercare di farsi candidare per le elezioni che si svolgeranno entro il mese di agosto del 2025 e, per bocca del vicepresidente David Choquehuanca, ha ricordato all’ex Presidente che la legge è uguale per tutti e che eventuali violazioni verrebbero sanzionate senza guardare in faccia a nessuno.
di Paolo Menchi – Dopo la parentesi del tentato colpo di stato dello scorso mese di giugno, effettuato dal generale Juan José Zuñiga, in Bolivia le notizie politiche sono, come accade da circa due anni, quasi sempre la cronaca della diatriba tra l’ex presidente Evo Morales e l’attuale mandatario Luis Arce, entrambi appartenenti allo stesso
di Paolo Menchi –
Dopo la parentesi del tentato colpo di stato dello scorso mese di giugno, effettuato dal generale Juan José Zuñiga, in Bolivia le notizie politiche sono, come accade da circa due anni, quasi sempre la cronaca della diatriba tra l’ex presidente Evo Morales e l’attuale mandatario Luis Arce, entrambi appartenenti allo stesso partito (il MAS, Movimiento al Socialismo)
Motivo del contendere la volontà di Morales di ricandidarsi nonostante la costituzione ed una pronuncia del Tribunal Constitucional risalente allo scorso mese di dicembre glielo impediscano a causa dei suoi precedenti mandati presidenziali.
E’ iniziata martedì scorso una “marcia per la pace” partita dalla località di Caracollo, nell’altipiano occidentale, che sta procedendo verso La Paz (190km) per contestare la politica del governo.
La manifestazione era stata promossa da Morales che però, sorprendendo tutti, aveva abbandonato la marcia, motivando la sua decisione con il desiderio di non personalizzare la protesta, visto che molti la chiamavano “la marcia di Evo”, indicando il popolo come il vero autore dell’iniziativa anti governativa ma anche per evitare, come stava succedendo, che venisse ritenuto colpevole degli incidenti che ogni tanto si sono verificati durante il tragitto, in particolare scontri con gli “arcisti” e blocchi stradali non autorizzati ed espressamente vietati dalla legge.
Successivamente, cedendo alle pressioni dei dirigenti della parte “evista” del MAS, Morales ha ripreso la marcia che si stima possa arrivare alla meta il 23 settembre.
L’ex Presidente ha intimato al governo di migliorare le gestione dell’economia affrontando il problema della mancanza di carburante e di dollari, della disoccupazione e dei salari bassi oltre ad accusarlo di non fare niente per combattere la corruzione, fenomeno molto radicato nel Paese, minacciando blocchi stradali.
Il governo ha bocciato la manifestazione definendola solo in mezzo escogitato da Morales per cercare di farsi candidare per le elezioni che si svolgeranno entro il mese di agosto del 2025 e, per bocca del vicepresidente David Choquehuanca, ha ricordato all’ex Presidente che la legge è uguale per tutti e che eventuali violazioni verrebbero sanzionate senza guardare in faccia a nessuno.