La Luna, ormai si sa, sta tornando sempre più al centro dell’attenzione delle agenzie spaziali di mezzo mondo: mentre la Nasa prosegue il suo percorso di avvicinamento verso la missione Artemis II, infatti, l’agenzia russa tenta di inviare un rover sulla superficie della Luna quasi 50 anni dopo l’ultimo allunaggio sovietico e sempre in questi giorni anche l’agenzia spaziale indiana ha in programma di “conquistare” il suolo lunare con la sua sonda Chandrayaan 3.
Obiettivo: studiare l’interno. Tra gli obiettivi delle esplorazioni lunari c’è, da sempre, lo studio dell’interno del nostro satellite. E conoscere meglio la struttura interna della Luna è un traguardo delle future missioni, che permetterà di capire come si è evoluta la Luna nel corso del tempo.. A dire il vero una serie di missioni ha già mappato alcune aree del sottosuolo lunare, tuttavia nessuna è mai andata in profondità, là dove possono trovarsi grandi caverne prodotte dallo scorrere della lava oppure depositi di ghiaccio o di minerali potenzialmente utili.
Abbiamo la soluzione? Ma ora potremmo essere ad una svolta, perché l’Institute for Advanced Concepts (NIAC) della NASA ha fornito finanziamenti per una nuova tecnologia sviluppata da una gruppo di ricercatori del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA stessa, che potrebbe rivoluzionare il modo con il quale studiare cosa si trova all’interno della Luna.
Il progetto, chiamato Passively Expanding Dipole Array for Lunar Sounding (o PEDALS), ha messo a punto una tecnica di auto-dispiegamento in grado di posizionare un’antenna di grandi dimensioni sulla superficie lunare. . Con l’airbag. La grande antenna, inizialmente richiusa su se stessa, verrà fatta atterrare sulla Luna utilizzando un airbag, un grosso pallone che proteggerà al suo interno lo strumento. Quando questo si sarà fermato sul suolo lunare, dispiegherà una serie di bracci avvolgibili, una tecnologia che è già stato al centro di diversi anni di ricerca della NASA.
Una volta distesi i suoi bracci, l’antenna invierà segnali radar nel sottosuolo, che potranno raggiungere profondità diverse. I segnali riflessi dagli strati che compongono la crosta e il mantello lunare ritorneranno ai bracci dell’antenna stessa e quindi inviati a Terra. . I tentativi in passato. Attualmente i dati più profondi sono stati raccolti dal Lunar Radar Sounder, uno strumento posto sulla sonda giapponese SELENE (meglio noto come Kayuga). Quest’ultima lavorò tra il 2007 e il 2009, ma, nonostante fosse in grado di monitorare segnali radar capaci di penetrare fino a 5 chilometri di profondità, non ha fornito risultati non hanno fornito risultati e immagini ad alta risoluzione della struttura interna della Luna. Altri rilevamenti, alcuni dei quali risalgono alle missioni Apollo, avevano una buona risoluzione, ma si concentravano soprattutto sulla parte più superficiale del satellite.
Secondo il team del JPL il progetto PEDALS si propone cinque obiettivi scientifici, che vanno dalla mappatura in tre dimensioni dei vulcani, fino alla comprensione della densità delle rocce di particolari aree.
Restano da definire alcuni aspetti tecnologici, oltre alla scelta di quale sia l’area migliore dove posizionare questa antenna, ma ormai la prima fase di studi è alle spalle e ora il progetto PEDALS aspetta i finanziamenti per la seconda fase, che prevede la costruzione di modelli veri e propri, prima di realizzare l’esemplare finale da trasportare sulla Luna.
Una tecnica di auto-dispiegamento, progettata dalla Nasa, consentirà di posizionare una grande antenna sulla superficie lunare: servirà per studiare l’interno della Luna.